Vannizagnoli.it show 2022-23: a Scafati, Aniello: “Noi Longobardi, dal 1986. La pallamano e la Salernitana, il Napoli e i budget. Gli arbitri e l’Europa”.
Il problema non è andare sempre in direzione ostinata e contraria, il problema è che davvero io tifo per le favole, per i personaggi, soprattutto per quanti mi concedono la loro immagine e la loro storia senza balle.
Un paio di giorni fa, nonostante un ciclone fra gola e bocca e naso, che naturalmente mi trascino, con l’omeopatia, ho vissuto una delle ore più appaganti degli ultimi anni, ho raccontato per un’ora, appunto, la famiglia Longobardi. Dunque il patron Aniello, che sta per compiere 60 anni, e che è uno dei più grandi che abbia sentito, così a lungo, da quando uso la forma visiva come pubblicazione di base, a volte senza andare oltre vannizagnoli.it, per molti motivi. Testata, non blog.
Ieri ho visto a Reggio, all’uscita del Mapei, della Reggiana, raggiunta dall’Entella al vertice della serie C, girone B, il ds Filippo Barozzi, accompagnato dalla bella fidanzata. Lui filmava me, in verticale, gli ho urlato, non ricordo se Barozzi o ds, fatto sta che ho messo in stand by un tifoso granata per testimoniargli quanto in tanti sanno. Ovvero la differenza fra la gente vera, che appunto non finge di dover andare via di fronte alle mie domande, e il resto del mondo, di chi mi conosce da anni e dunque mi evita, accuratamente, tipo Maria Licia Ferrarini, la presidentessa delle due coppe e delle due finali scudetto, e l’erede Veronica Bartoli, della quale ho appena conosciuto papà Enzo, vi raccontavo.
Tutti sanno che vorrei raccontare le storie delle aziende, delle persone, dialogare sui massimi sistemi, su quel che mi viene in mente, fra l’altro seriamente, senza parlare di bellezza o di hostess, anzi tornassi indietro chiederei al patron Aniello Longobardi se la figlia di cui mi ha parlato sia bella, come una marea di donne, in una terra ricca e dunque imbellattata come la mia.
Generalmente non impazzisco per le persone del sud, ma mi riferisco a chi mi irride sottilmente o, peggio, agli strafottenti, ai giovani di origine meridionale che iniziano irridendomi, appunto, e magari alla fine minacciandomi. Ai sudisti che collaborano con Vivatickets, addestrati a impedirmi di raccontare i tifosi, i personaggi che arrivano a Reggio Emilia, indottrinati da Bruno Canizzaro, un calabrese che per anni ha filmato e pubblicato sul suo facebook la discesa dai pullman del suo corregionale Gattuso, quando allenava il Milan, di Chiellini con la Juve a Reggio, degli ospiti della Spal, del rugby a Firenze, e a me interrotto quanti più colloqui possibili, in maniera vergognosa.
Alcuni direttamente, altri con la sua mareggiata. Un oceano – uso il termine di Alessandro Iori su Dazn, per i tifosi del Palermo -, un oceano rosanero, nel mio caso di gente che parte sparata a dire alle riserve delle riserve della Recanatese che “non puoi fargli l’intervista”. Ovviamente, se anche faccio un esposto in procura, della Repubblica, contro Vivatickets o events verrebbe insabbiato per antipatia, perchè le forze dell’ordine non accettano le mie riprese o comunque mi ostacoleranno anche oggi, in vicolo dei Servi, solo io, persino a piedi.
Ebbene, Aniello Longobardi è un gigante, fra decine di nani e nane che ho conosciuto diciamo nelle regioni più ricche in un terzo di secolo di professione, in cui non ho mai smerciato hostess nè marketing, nè tifosi nè sentimenti, ho solo cercato di raccontare, con l’arroganza tipica dei grandi. Di Vittorio Feltri e di Sgarbi, di tantissimi.
Non amavo Gianni Minà, mi piaceva tanto ma sono impazzito quando Gianni Melidoni, de Il Messaggero, sport, gli diede del lacchè, ovvero del servile. Pace all’anima sua, ma non amo il mettersi proni di fronte ai personaggi, tantomeno a statisti che hanno privato paesi di libertà. Per Minà, quelli di sinistra erano statisti, quelli di destra stragisti.
Ecco, Longobardi mi, racconta a voi di All-Around.net “la terza serie A e l’unica salvezza ottenuta, nella storia, dai gialloblù, il palaMangano da appena 2500 spettatori e la voglia di Europa”. Ne vanno 8. “Quindi dopo questa salvezza speriamo nei playoff”.
Amo esattamente questo, parlare in libertà, confessare i grandi traguardi, detesto la scaramanzia anche se, da sudisti, Aniello si tocca ogni volta che cito la salvezza o simili.
Esulto quando afferma “agli arbitri dico sempre quel che penso, inseguo multe e deferimenti, sono un problema, nella storia”.
Mi rivedo nelle mie reazioni con gli steward, con le forze dell’ordine, tutte insieme per impedirmi di filmare o meglio di presentarmi a calciatori di serie C di paesi senza storia, una marea di gente pagata dalle società – le forze dell’ordine anche da me – per controllare me e invece lasciare che alcuni ultras intimidiscano prima me, costringendomi ad allontanarmi per non effettuare riprese, e poi provichino tesserati Reggiana, del calcio, all’uscita, dal momento che oggi sarebbe in serie B l’Entella.
Ma qui devo parlare di pallacanestro, ancora con Aniello: “Un decennio fa abbiamo battuto Verona, eravamo senza obiettivi, in A2, permettendo a Reggio Emilia di salvarsi”.
Ricordo qualcosa del genere, era subentrato Menetti e l’ex cantine Riunite scopriva Riccardo Cervi, pivot che catturò l’attenzione anche di Dan Peterson. Io strappai qualche riga per Tuttosport, grazie a Piero Guerrini, con il verdetto di salvezza e retrocessione, appunto.
“Mio figlio ed io – aggiunge Longobardi – siamo anche i manager, non abbiamo il budget per permetterci un ad esterno come Alessandro dalla Salda di Reggio. Il sapore dei successi sportivi al sud e in un paese piccolo è unico. Tifiamo per il Napoli, siamo a 18 chilometri dal capoluogo e a 30 da Salerno”.
Qui, dunque, i due video.
L’avrebbero fatto comunque, credo, ma Scafati su facebook ha valorizzato il mio lavoro, è una delle rarissime volte che mi è accaduto, situazione unica, di gradimento, a proposito di chi non mi accredita per non farmi parlare o che mi leva la parola di proposito. Perchè le migliori domande vanno tenute in esclusiva per la Gazzetta dello sport o Repubblica, o Corriere della Sera, magari per Sky, Rai o Mediaset o per i periodici, di certo di non si buttano via in un dopopartita.
E’ evidente che non posso che tenere Scafati, per la salvezza, e per Verona, che non licenzia Alessandro Ramagli. E dovrebbe tenerlo anche se dovesse retrocedere. Tifo Napoli per Cesare Pancotto, per Scafati anche per il sacri, Pino Sacripanti, anche se ieri sera non mi ha confermato che la Givova era a san Maurizio, sulla via Emilia per Modena, come tutti i club ospiti a Reggio Emilia.
Ho già raccontato come una piccola città, sul non calcio, non abbia più o forse non abbia mai avuto una pressione mediatica adeguata. Il budget di Reggio Emilia con Landi si alzò, per lo scudetto, poi si abbassò, quest’anno si è rialzato, per evitare la serie A2. A Bologna, contro la Fortitudo, quotidiani e siti di sicuro picchiano forte, di fronte a errori e indebitamente. Reggio Emilia è virtuosa, da questo punto di vista, ma cambia troppo e, lo sapete, doveva consegnare le chiavi della squadra ad Artiglio.
A proposito, egli mi ha detto di essersi dimesso perchè il patron non è stato di parola, non gli ha preso l’ultimo rinforzo, mentre Aniello fuori intervista rivela che Caja voleva cambiare 2-3 atleti e ormai i visti erano vicini all’esaurimento.
Io sono per raccontare e criticare chi c’è, con il massimo del rispetto, raccontare storie. Non guardo abbastanza la partita, non dò a nessun allenatore lezioni di tattica o di tecnica, ma ne capisco abbastanza per vedere che si sbagliano stranieri, scelte, di tutto.
Poi parlerò di belle idee, come il museo al pala Giulio Bigi.
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