Gli esuberi Vodafone a Ivrea sono il 25 %
118 eccedenze su 484 dipendenti: l’area più colpita il customer fullfilment. L’azienda ha aperto la proceduta di mobilità
Ivrea
Ora ci sono i numeri, messi nero su bianco dalla dirigenza Vodafone, e la realtà è decisamente peggiore delle previsioni: gli esuberi sul sito di Ivrea sono il 25% dell’attuale forza lavoro. Per la precisione 118 eccedenze su 484. Mercoledì scorso Vodafone ha aperto la procedura di mobilità che interessa tutte le sue sedi italiane: 1.003 su 5.598 dipendenti. Ivrea è tra quelle che pagherà il prezzo più alto insieme a Napoli (237 esuberi su 670), Pisa (97 su 271), Catania (91 su 371).
In un documento firmato da Silvia Cassano, direttrice delle risorse umane Vodafone, viene spiegato perché è necessario tagliare il personale: «Negli ultimi anni la società è stata interessata dalla contrazione dei ricavi che, da tempo, sta investendo il settore delle Telecomunicazioni, dovuta, da un lato, a fattori relativi al contesto di mercato – caratterizzato dall’ingresso di nuovi player e da un livello dei prezzi non sostenibile economicamente a cui si contrappone la tenuta del livello di investimenti nel settore – e, dall’altro lato, dai fenomeni di crisi globali aggravati dagli effetti della pandemia da Covid-19, dalla crisi energetica ed inflattiva e, da ultimo, dal conflitto russo-ucraino».
Tornando alla sede di Ivrea l’area più pesantemente colpita è senza ombra di dubbio quella del customer fullfilment che con 77 esuberi su 185 viene di fatto dimezzata; l’area finanze 11 su 39; risorse umane 5 su 13.
In una nota l’azienda fa sapere di aver avviato formalmente – con una lettera indirizzata alle organizzazioni sindacale e al ministero del Lavoro - la procedura per la gestione di mille esuberi: «Alla luce della inarrestabile trasformazione strutturale del mercato, guidata da una straordinaria pressione competitiva, Vodafone conferma la necessità di avviare una profonda trasformazione e modernizzazione del proprio modello operativo per continuare a investire e a competere in modo sostenibile. La volontà dell’azienda continua a essere quella di trovare soluzioni sostenibili e condivise con il sindacato».
Da parte loro Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni hanno già ribadito che a pagare non possono essere nuovamente i lavoratori. La crisi del settore va affrontata nella sua globalità: «Non può essere il mero confronto in sede aziendale la soluzione a problemi atavici ben più strutturali nel settore delle telecomunicazioni. Serve un chiaro e netto capovolgimento del paradigma e non saranno accordi estemporanei “azienda per azienda” a trovare soluzioni a fattori esogeni ed endogeni di un settore in crisi di ricavi e margini costante da oltre un decennio, nonostante la crescente domanda».
Nel 2019 Vodafone e sindacati hanno sottoscritto un contratto di solidarietà di tipo difensivo per la durata di 12 mesi, poi prorogato di ulteriori 6 mesi, volto a scongiurare esuberi del personale anche mediante azioni mirate di riconversione professionale. Non solo nel 2021 e nel 2022 sono stati sottoscritti accordi finalizzati a consentire ai lavoratori interessati una risoluzione incentivata del rapporto di lavoro per poter accedere al trattamento di Naspi. Le adesioni però sono state nettamente inferiori a quanto sperato da Vodafone (92 su 310). Così come solo in 34 hanno aderito all’accordo per la gestione del prepensionamento – fino a 5 anni di anticipo, con assegno ponte a carico dell’azienda – su un target di 80 dipendenti.