Dolomiti bellunesi: sensori sulle piste per monitorare sciatori e ciclisti
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per monitorare sciatori e ciclisti](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/corrierealpi/2023/04/17/070530160-305379fc-dc2b-466d-8c41-ca060dfca09a.jpg)
I progetti sviluppati all’interno di Dolomiti Innovation Valley: interventi a favore del turismo e della sicurezza
Discese da sci delle nostre Dolomiti sensorizzate come una pista di Formula1, per dar modo alle industrie dello Sport System di sapere tutto, proprio tutto, sugli sci, sulle prestazioni possibili e sulle migliorie auspicabili. Analogamente saranno sensorizzate alcune piste ciclopedonali per testare biciclette, scarpe, abbigliamento, alimentazione. Dolomiti Innovation Valley è questo ed altro ancora. Molto di più di una suggestione. E’, ad esempio, la sperimentazione lungo la nuova statale Alemagna, la Smart Road, di sonde che attraverso i raggi cosmici individuano fonti d’acqua in profondità nel sottosuolo e intercettano il movimento dei flussi in modo da capire se ci possono essere rischi di smottamenti e di frane nel territorio circostante. Un monitoraggio preventivo, dunque. Un esperimento che potrebbe essere portato anche sul ghiacciaio della Marmolada per comprendere, in terminate situazioni di clima e di meteo se l’acqua delle viscere, in fondo ai crepacci ad esempio, può dare problemi.
Andrea Ferrazzi, direttore di Confindustria Dolomiti Belluno, le ha definite opportunità, ponendole sul tavolo di confronto di Unimont, l’università della montagna di Edolo sul futuro della montagna che pare sì vocata allo spopolamento, ma può invertire la rotta se si dà gambe a quando Belluno sta sperimentando.
«In Comelico – ha riferito Raffaela Pradetto, che frequenta un master di Unimont – sono nati l’anno scorso 22 bambini. Ciò significa che fra 6 anni in valle ci sarà solo una prima elementare. Oggi, invece, le scuole sono ben 5». Quindi è tutto da immaginare ex novo. A cominciare dai servizi. Ma, attenzione – ha riconosciuto Francesco Zaltron, manager di Vodo di Cadore – non siamo il brutto anatroccolo della montagna italiana; purtroppo c’è chi sta peggio di noi».
Per contrastare lo spopolamento non c’è alternativa – come ha sottolineato Ferrazzi – alla capacità d’attrarre tanti giovani a cui sulle terre alte piace vivere e lavorare. Lavorare appunto. Ecco, dunque le opportunità di Dolomiti Innovation Valley. «Vogliamo creare opportunità sui temi dell’innovazione in montagna, incrementare vantaggi concreti di sviluppo sul territorio per figure professionali e soggetti innovativi in grado di portare innovazione tecnologica, sociale e imprenditoriale. Grazie a poli di innovazione e Living Lab disseminati sul territorio (a cominciare da quello di Feltre, già attivo), i talenti avranno la possibilità di ideare, sviluppare e testare competenze direttamente in loco – ha spiegato Ferrazzi - delocalizzandosi rispetto ai grandi centri nevralgici metropolitani e riportando l’innovazione su territori che da sempre hanno avuto un ruolo cardine nello sviluppo economico-sociale del nostro Paese».
L’intenzione di Confindustria, in collaborazione con le altre categorie, ma anche con l’Anas, Bim, Anef, e numerose start up), è quello di formare una rete innovativa sovra-territoriale che sia capace di aumentare il livello di innovazione dell’intero territorio dolomitico.
«Vogliamo diventare un punto di riferimento e incontro per Confindustrie, Aggregatori, Fondazioni, Parchi Tecnologici, Provincie e Regioni in grado di mettere a sistema risorse, asset e competenze per generare impatto sociale e territoriale in modo sistematico – ha puntualizzato ancora Ferrazzi -. Vogliamo abilitare servizi ad oggi essenziali e diffondere la cultura dell’innovazione con l’obiettivo di migliorare l’user experience delle nuove tecnologie in fase di sviluppo e messe a disposizione dei territori montani».
Si diceva della sensorizzazione del territorio. «In vista della grande opportunità offerta dalle Olimpiadi Milano- Cortina 2026, e a dimostrazione di come innovazione e sostenibilità siano strettamente connesse, la sensorizzazione di una pista da sci (e di un tratta di ciclabile) consentirà sperimentazioni e applicazioni non solo in ambito sportivo ma anche della sicurezza e dei cambiamenti climatici». Fra un mese Confindustria ospiterà a Belluno una due giorni di approfondimenti sugli adattamenti ai cambiamenti climatici. La prima tappa di un Centro Studi nazionale in materia da parte del sistema Confindustriale. «Vogliamo capire in particolare quali conseguenze avranno i cambiamenti del clima sulla natalità, o meglio sulla denatalità», conclude Ferrazzi.