È tornata la scarlattina, boom di casi a Padova: nei primi tre mesi sono 213
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Impennata di contagi dopo due anni in cui era sostanzialmente scomparsa. Andamento insolito anche per l’influenza: «L’incidenza scende molto piano»
È boom di casi di scarlattina tra i bambini padovani. Dopo anni con incidenze sostanzialmente trascurabili, il batterio è tornato a circolare tra i più piccoli: 213 i casi segnalati all’Usl 6 nei primi tre mesi dell’anno, con un picco di 38 episodi in una sola settimana, a metà marzo. E la curva non accenna a scendere. L’ennesimo lascito del Covid, secondo gli esperti: «La scarlattina ci aveva abituato a un andamento a campana ciclico e abbastanza stabile» conferma il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Usl 6 Euganea Luca Sbrogiò «poi, durante la pandemia, le manifestazioni sono state praticamente nulle, mentre quest’anno il contagio è partito come un missile puntando in alto con numeri non usuali. Il contagio ha perso l’andamento stagionale imboccando una fortissima ascesa di cui, al momento, non vediamo ancora la fine».
Il batterio
La scarlattina è un’infezione tipica dell’età pediatrica causata dallo streptococco di gruppo A: si diffonde per via aerea ed è caratterizzata da febbre, arrossamento delle tonsille e dalla caratteristica eruzione cutanea: «Siamo di fronte a una circolazione che sta impegnando i pediatri di libera scelta con qualche sporadica ospedalizzazione» conferma Sbrogiò «la scarlattina è una patologia esantematica che si diffonde facilmente tra i più piccoli, complici contesti comunitari come gli asili. Viene normalmente contrastata con una terapia antibiotica, anche se in qualche caso può dare complicanze come reumatismi articolari e infiammazioni a carico del cuore, in particolare delle valvole cardiache, e problemi ai reni».
Un incremento dei casi che gli specialisti tendono a catalogare come effetto indiretto della pandemia: «Come avvenuto per altre patologie, nei due anni di distanziamento, con la circolazione delle malattie infettive ridotta praticamente a zero, i bambini sono stati molto protetti e ora sono più vulnerabili. Alcuni a causa della riduzione della risposta immunitaria, altri perché così piccoli che nel corso della loro esistenza non erano mai venuti a contatto con questo tipo di infezioni».
Il boom di casi di scarlattina, al momento sembrerebbe un caso isolato, non trovando riscontri simili per incidenza né sul fronte della circolazione di altri batteri, né dei virus che causano patologie infettive tipiche dell’età pediatrica, come varicella o morbillo «questo perché per quei virus c’è una copertura vaccinale molto alta» chiarisce Sbrogiò.
La coda dell’influenza
C’è tuttavia un altra malattia stagionale che, sulla coda inesplorata del Covid, sta rivelando un andamento insolito del contagio che sul grafico può essere definito come uno «scampanamento lungo e larghissimo» che si è sostituito al più tradizionale crollo di fine epidemia. «L’impennata precoce dei casi in autunno era in qualche modo attesa» prosegue il direttore del Dipartimento di prevenzione «quello che è poco chiaro è l’andamento dell’infezione di questo periodo con un’incidenza che scende molto piano. Anche in questo caso si pensa all’effetto della riduzione dell’immunità».
In sostanza, spiega Brogiò, «siamo di fronte a una serie di sindromi simil influenzali, con una base sintomatica comparabile e comprendono non solo l’influenza vera e propria ma anche il Covid, i virus sinciziali, i rinovirus e una serie di altri virus parainfluenzali».
La circolazione di questi ultimi, non mette al riparo chi si è vaccinato per l’influenza: «Quest’anno però la campagna vaccinale è andata molto bene con numeri inferiori solo a quella dell’anno del Covid pre-vaccino» garantisce Sbrogiò. Nell’inverno appena trascorso sono stati infatti 197.508 i padovani che si sono immunizzati contro l’influenza, più dell’anno precedente (179.430 iniezioni) ma meno dell’inverno di piena pandemia senza vaccino (231.830 dosi). «Tra gli over 65 l’immunizzazione è stata del 54,8%» conclude «e la sorveglianza ha confermato che il vaccino prodotto per il 2022-23 rispondeva esattamente al virus in circolazione. Pertanto la copertura è stata molto buona per chi si è immunizzato, ovvero uno su cinque. Quindi non solo c’è gente esposta all’influenza, ma ci sono anche in circolazione una serie di altri virus di fronte ai quali la popolazione è meno protetta».