Mancano gli anestesisti, niente epidurale nei weekend
Mancano gli anestesisti, niente epidurale per chi partorisce nel weekend a Venezia e Mestre: di sabato e domenica l’anestesia epidurale non è garantita.
In particolare, al Civile viene eseguita dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20, all’Angelo dalle 8 alle 16. Nella Usl 3, viene garantita 24 ore su 24, 7 giorni su 7, solo negli ospedali di Mirano e Chioggia, mentre in Usl 4 viene garantita in entrambi i presidi ospedalieri con punti nascite, gli ospedali di Portogruaro e San Donà di Piave.
L’impossibilità di effettuare il parto in analgesia è legata alla carenza di anestesisti. Eppure, quella che può sembrare una pratica accessoria - in fondo le nostre nonne mica l’avevano, no? -, è a tutti gli effetti regolamentata dalla legge.
Infatti, nel 2012 l’epidurale è stata riconosciuta come un diritto della donna, entrato a pieno titolo nei livelli essenziali di assistenza.
Nel 2018, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un documento in cui sancisce il diritto a partorire senza dolore. Eppure, ci si deve scontrare con la realtà, fatta di aziende sanitarie che non riescono a reclutare personale e anestesisti sempre più stremati, in burnout, come si dice adesso.
In tutta la Usl 3, ne sarebbero previsti 128. «Per la diffusa e nota difficoltà nel reperimento di questi specialisti, è al momento impossibile completare l'organico, e sono attualmente scoperte 35 posizioni, a cui si sommano le assenze non prevedibili» spiega la direzione sanitaria.
Il vuoto organico dell’Usl si inserisce perfettamente nel quadro regionale, dove a mancare sono oltre 200 professionisti. Assumerne di nuovi è sempre più complesso. «L'Azienda sanitaria, forte delle relative autorizzazioni regionali, sempre concesse, ha espletato negli ultimi anni tutte le assunzioni possibili, ed ha inoltre ha percorso la via, più complessa, dell'assunzione di medici specializzandi attraverso il Decreto Calabria: anche utilizzando questa ulteriore forma di reclutamento, però, si è lontani, ad oggi, dalla soluzione del problema della carenze negli organici».
Massimiliano Dal Sasso - presidente dell’Associazione degli anestesisti del Veneto - non si stupisce della difficoltà nel reclutamento, dal momento che gli anestesisti sono considerati «la Cenerentola della sanità».
Il problema è innanzitutto retributivo. «Prendiamo 60 euro all’ora, la nostra richiesta di aumento si scontra con un contratto vecchio, non rinnovato per l’assenza di fondi. Lo scorso dicembre avevamo fatto un accordo con la Regione che si impegnava a subentrare nel caso in cui non ci fosse stato un aumento, ma ad oggi non si è visto nulla» continua Dal Sasso. A differenza dei colleghi che a parità di stipendio poi integrano con le prestazioni in libera professione, per gli anestesisti non hanno possibilità di arrotondare. E mentre la retribuzione non decolla, peggiora la situazione morale. «Il ritmo è stressante, superiamo ampiamente il numero di ore massime settimanali e abbiamo problemi a gestire le ferie. È difficile uscire da quel meccanismo che ti fa sembrare di essere sempre al lavoro, h24». L’appoggio ad esterni, gettonisti o cooperative diventa quindi una necessità. «Inoltre» continua, «molti di noi sono in estrema difficoltà perché si sono trovati a recuperare le liste operatorie, rallentate a causa del Covid, che hanno causato un surplus di lavoro con cui ci scontriamo ancora oggi».