Chiude il dormitorio di Mantova, trasferiti gli ospiti

Il dormitorio di via Ariosto chiuderà alla fine dell’estate per diventare più moderno e funzionale. Un intervento complesso, che durerà diversi mesi. Inverno compreso. In attesa di avere la struttura rinnovata, certo più consona di quella attuale, come verrà gestita la domanda di accoglienza e ricovero temporaneo di persone con forti problematiche sociali (e spesso non solo quelle) e prive di una casa? E quelle ospitate attualmente dove verranno trasferite?

All’assessorato al welfare di via Conciliazione e nella sede di Aspef, che gestisce la struttura comunale di via Ariosto, spiegano che entro la fine di luglio le persone ospitate nel dormitorio verranno collocate in altre strutture diversificando la destinazione a seconda della tipologia di disagio. Cosa significa? Significa che gli utenti che non hanno una casa loro ma che lavorano o hanno iniziato un percorso lavorativo, potranno essere temporaneamente indirizzati in strutture come quelle gestite ad esempio dalla Caritas. Ma ci sono situazioni molto più complesse, ad esempio persone che soffrono di gravi dipendenze da alcol o da droga. In questo caso interviene il Sert e, a seconda delle situazioni, si prevedono percorsi in comunità o in cliniche per la disintossicazione. Nel caso invece di profughi in attesa del riconoscimento del diritto di asilo, si studiano soluzione assieme alla prefettura.

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«Stiamo gestendo gli ospiti uno per uno – riferisce l’assessore Andrea Caprini – Stanno facendo colloqui con assistenti sociali e referenti del dormitorio, anche per individuare soluzioni temporanee alternative». Naturalmente si tratta di un problema da gestire con attenzione, perché riguarda persone che spesso vivono storie di forte problematicità. In questi giorni, non tutti gli utenti hanno appreso con favore il fatto che dovranno cambiare sede. Va anche precisato che il dormitorio è un servizio pensato per chi ha davvero perso tutto, ma è anche inteso come rifugio temporaneo che non può trasformarsi per l’utenza in una residenza definitiva.

Terreno scivoloso, perché in questo tipo di strutture, finiscono spesso persone che necessitano di sostegno importante, sia esso sociale, psicologico o clinico (o con questi fattori in compresenza). E se una parte di loro accetta di entrare in un percorso di reinserimento sociale (ricerca di un lavoro, disintossicazione da alcol o da droga e via dicendo), altre non voglio o non riescono a farlo. Durante l’inverno, inoltre, il dormitorio funziona come rifugio temporaneo dal freddo per i clochard. Negli ultimi anni è stata allestita una tensostruttura nel cortile della palazzina di via Ariosto: questo servizio, insomma, può essere garantito ugualmente (male che vada la tenda può essere montata in un’altra sede).

Come riferiamo nell’articolo a fianco, il nuovo dormitorio (che dovrebbe essere pronto per febbraio-marzo) non sarà rinnovato soltanto fisicamente, ma anche nell’organizzazione dei servizi. Assomiglierà più ad una struttura di riorientamento delle situazioni di disagio. Sparirà anche il pensionato sociale del primo piano. Il problema è che il dormitorio rappresenta un luogo fisico, un rifugio, centralizzato dove dare prima accoglienza. Ora questa funzione dovrà essere assolta da più luoghi e più soggetti istituzionali.