Cassarà, addio Valbelluna. «Sto pensando di smettere, ora vorrei fare l’allenatore»
Quasi certamente saluta il basket giocato, Alessio Cassarà. Una finestra aperta al Valbelluna o ad un impegno minore rimane, ma la propensione prevalente è quella di fermarsi.
Con la possibilità di intraprendere un percorso da allenatore, cominciando dal minibasket. Considera queste diverse opzioni per il suo immediato futuro, il play-guardia nell’ultima stagione capitano del team targato Veneta 21.
Alessio, quindi smetti? Quali motivi ti spingono a questa scelta?
«Un campionato di Serie D non riesco più a sostenerlo. In questo momento è per me un impegno troppo grande da prendere. Ho già dato alla società la mia non disponibilità. Fisicamente non riesco più a star dietro a tre allenamenti alla settimana più una partita al sabato o alla domenica, e a livello personale per via di lavoro e famiglia. Da qua ad agosto i discorsi possono cambiare, ma ad oggi l’idea è questa».
Una porta socchiusa per i biancorossi però resta...
«La cosa più probabile è che smetta, ma vediamo quali sono i programmi del Valbelluna. In termini di progetto, allenatore, compagni di squadra. Anche Casagrande e De Bona (oltre agli universitari Anselmi e Guazzotti, ndr) sono in forse. Se tutti proseguiamo è un conto, se invece 6 su 10 se ne vanno diventa difficile. Quasi certamente mi fermo. La possibilità che continui a giocare è molto bassa. Una percentuale? Non proprio zero, diciamo il 30%».
Potresti scegliere un impegno minore?
«No, non ho parlato con nessuno. Anche dovessi fermarmi come giocatore, sarei ugualmente contento. Non sono in cerca di una squadra. Poi vediamo cosa succede in provincia. C’è il Csi, ma non penso sia ancora il momento; c’è Fonzaso che se verrà ripescato farà la Promozione. Sono comunque ipotesi remote».
Lasci il Valbelluna dopo annate positive.
«Due anni bellissimi, gli ultimi. Per un totale di sei. La stagione appena finita tra l’altro da capitano. Sarebbe bello anche chiudere la carriera così, smettendo dove ho iniziato a giocare. Il Valbelluna mi ha dato tante soddisfazioni. Non ho niente da recriminare».
Consigli da dare alla tua società?
«No. L’impegno di presidente e dirigenti è sempre il massimo: sono sicuro faranno le scelte migliori per far sì che la prima squadra faccia bene e che i giovani del vivaio crescano. E poi potrei pensare di iniziare a fare l’allenatore».
Interessante. Un possibile futuro da coach, quindi?
«Sì, partendo dal minibasket, dando una mano sempre al Valbelluna. Dovrei fare i corsi per conseguire il patentino: valuto se già quest’anno o il prossimo. È una possibilità che piacerebbe intraprendere. Anche dovessi smettere di giocare, sicuramente non esco dal mondo del basket».