Accoltellamento al parco, spunta l’ipotesi della rapina

CIVIDALE. Il movente del tentato omicidio del 30enne di origini marocchine e con domicilio a Udine, ferito all’addome con un coltello poco dopo le 14 di domenica 18 giugno, al parco Italia di Cividale, sarebbe la rapina: il cividalese 51enne Roberto Bonomi lo avrebbe colpito, dopo essersi sentito chiedere la restituzione di una power bank, ossia di un caricatore portatile, che l’altro aveva lasciato attaccata a una spina del bagno del parco e che, dopo averlo visto entrare, non aveva più trovato.

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Questa, almeno, è la conclusione cui è pervenuto il pm Elisa Calligaris, a seguito degli accertamenti svolti dai carabinieri sul caso e, in particolare, sulla base delle dichiarazioni rese dalla persona offesa, non appena le sue condizioni cliniche, lunedì, hanno permesso di sentirlo.

E questa è la versione che mercoledì 21 giugno è stata sottoposta al gip del tribunale di Udine, Roberta Sara Paviotti, all’udienza di convalida in cui l’indagato ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

«Si trovava ancora in condizioni di confusione mentale e di precarietà fisica – ha riferito il suo difensore, avvocato Carlo Serbelloni, riservandosi di fargli rendere interrogatorio davanti al pm più avanti –. A ogni modo, oggi (ieri, ndr) ho appreso a mia volta dell’ulteriore contestazione della rapina e mi sembra un movente molto discutibile e fragile».

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Ritenendo sussistente il pericolo di reiterazione del reato e tenuto conto «della mancanza di lucidità e dell’incapacità dell’indagato di contenere i suoi istinti, nonché del livello di aggressività manifestato, al momento privo di spiegazione», il giudice ha applicato nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere.

Era stata una passante, sentendo un uomo sanguinante chiedere aiuto, a chiamare il Numero unico dell’emergenza. Ed è a lei, nell’attesa dell’arrivo dei soccorritori, che il marocchino aveva chiesto il favore di recuperargli cellulare e borsello e di gettare nei rifiuti due pacchetti di sigarette.

Al loro interno, come prontamente riscontrato dai carabinieri, c’erano alcuni grammi di marijuana. Qualche manciata di minuti dopo, era stato lo stesso Bonomi, ormai giunto a casa, a telefonare al 112. «È venuto fuori un casino con un cretino, perché non li sopporto più», aveva affermato all’operatore. «Sì, è arrivato come un missile e dopodiché è venuto fuori che a un certo punto perché mi aveva già minacciato. E adesso, oggi, è finita così. Semplicemente – ha continuato – gli ho detto o te ne vai o vai».

Raggiunto a casa dai militari, l’uomo è stato trovato in evidente stato di ubriachezza.

Nel ritenere di poter escludere fin d’ora un intento omicidiario, il difensore si è riservato di verificare «la compatibilità tra l’attuale stato fisico e psichico del proprio assistito e la misura carceraria». —