Italico Brass a Venezia: un tocco francese negli squarci in laguna
foto da Quotidiani locali
L’ultimo grande omaggio della città di Gorizia al pittore Italico Brass risale al 1991 quando gli venne dedicata una retrospettiva nelle sale del Castello, curata da Maria Masau Dan insieme a un comitato scientifico allora composto da Giuseppe M. Pilo, Guido Perocco e Alessandra Brass.
Ieri è stata annunciata in sede di conferenza stampa all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Palazzo Loredan a Venezia, la prima grande mostra veneziana dal secondo dopoguerra dedicata all’artista goriziano e alla sua visione della città lagunare: “Italico Brass. Il Pittore di Venezia”.
La mostra che si terrà dal 29 settembre al 12 dicembre 2023 nelle sale espositive dello stesso Palazzo Loredan, è promossa dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia e dall’editore Lineadacqua, per la cura di Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin. Presenterà un centinaio di opere, tra cui molte inedite e finalmente visibili, provenienti dal lascito del pittore alla famiglia con alcuni prestiti anche dai Musei di Gorizia.
Giandomenico Romanelli ha ricordato la definizione in stile futurista che lo storico dell’arte Antonio Morassi aveva dato della pittura dell’artista: “Brass=Guardi+Monet”. In realtà la mostra ha fornito lo spunto per indagare in maniera più approfondita le sue radici e in particolare i legami, le possibili influenze della pittura francese impressionista e postimpressionista, anche di quella meno nota, “più periferica”, come quella ad esempio di Eugéne Boudin, maestro di Monet, e di Jean-François Raffaelli, il “pittore della gente di Parigi”.
Nato a Gorizia il 14 dicembre 1870, Italico Brass era il secondo figlio di Michele Brass e Maria Happacher. Il nome di battesimo non era casuale: nella città ancora sotto l’impero asburgico la famiglia aveva voluto esprimere anche così il suo fervido irredentismo.
Il padre, commerciante di vini, aveva inizialmente sperato che il figlio, non troppo propenso verso gli studi, proseguisse la sua attività. Accortosi tuttavia del suo talento acconsentì a fargli intraprendere una formazione artistica iscrivendolo a sedici anni all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera. Il giovane artista poco dopo decide però di spostarsi nella più stimolante Parigi, rimanendovi per sette anni. Lì frequenta l’Académie Julian, segue i maestri William-Adolphe Bouguereau e Jean Paul Laurens. Dalla capitale francese ogni tanto torna a Gorizia, in Friuli o a Venezia e dintorni, traendone spunti e soggetti da dipingere e poi esporre a Parigi con immediato successo. Sempre a Parigi conosce Lina Rebecca Vidgoff, studentessa di medicina nata ad Odessa, il cui fratello Davide era pure pittore “estroso e amico degli impressionisti” come ha ricordato Pascaline Vatin. Italico e Lina si uniscono in matrimonio nel 1895 e subito dopo si trasferiscono a Venezia. A Gorizia il pittore continua a tornare, facendosi pure arrestare nel ‘99 durante una manifestazione irredentista. Alle Biennali veneziane è presente con le sue opere dal 1895 al 1914 ad eccezione delle edizioni del ‘07 e del ‘09, e poi dal 1920 al ‘42, con una personale nel ‘10 e un’altra nel ‘35. Espone pure a Milano, Torino, Roma, Monaco di Baviera, Londra, Buenos Aires e Bruxelles.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, realizza un vero e proprio reportage seguendo i reparti della 3° Armata che partono sotto il comando del duca d’Aosta per il fronte del Basso Isonzo e di Gorizia. Alla fine del conflitto torna a Venezia e decide di acquisire la Scuola vecchia della Misericordia, restaurandola e ricavandone il suo nuovo studio, nella soffitta. Qui esporrà anche la sua ricca collezione d’arte antica che avrebbe voluto donare alla città purtroppo senza riuscirci, data la sua morte improvvisa avvenuta nella casa di San Trovaso il 16 agosto 1943.
Cercando di ricreare proprio gli ambienti e l’atmosfera della Misericordia ai tempi di Italico Brass, tra suggestioni dannunziane e orientaliste, l’allestimento della mostra del prossimo autunno a Palazzo Loredan sarà impreziosito dalle celebri lampade in seta ideate da Mariano Fortuny, grazie alla collaborazione con la ditta Fortuny, e da un profumo creato appositamente da The Merchant of Venice, marchio di profumeria artistica di lusso ispirato all’antica arte profumiera di Venezia, partner dell’evento.