Gentiloni: «È contro l’Italia rallentare la green economy»
foto da Quotidiani locali
«Le imprese che hanno il rapporto migliore con il territorio, e sono impegnate nella transizione verde, vanno meglio perché investire su ambiente e cultura rende più forti». Lo ha ripetuto spesso in questi giorni al Bibiena Ermete Realacci, presidente di Symbola, durante il seminario estivo della fondazione. Lo ha ribadito anche ieri ai giornalisti prima dell’inizio della tavola rotonda che ha concluso la quattro giorni sulla transizione verde a cui ha partecipato anche il commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni, segnale chiaro di come l’Europa vada spedita in quella direzione. Poi, nel suo intervento finale, Realacci ha insistito sul fatto che «dobbiamo avere chiaro il rapporto con la realtà, avere entusiasmo e gusto dell’avventura e dire che stiamo indicando una strada molto conveniente, quella della transizione verde».
La tavola rotonda aveva come titolo «Coesione è competizione. La forza dei territori per la transizione verde». Il sindaco Mattia Palazzi, nel suo saluto, ha ricordato come l’Italia sia in grado di «costruire alleanze, fondamentali in questa fase di grandi cambiamenti, per continuare a crescere senza lasciare indietro nessuno. Bisogna tenere insieme chi ha bisogno e chi traina, compete e investe, e questo è compito della politica». Per il sindaco nei quattro giorni di confronto «si è dimostrato che c’è già un paese in grado di raccogliere questa sfida che vive di tante esperienze in un’unica cornice. La transizione spesso diventa un rischio, ma ci sono anche tante opportunità».
Realacci, poi, nelle sue conclusioni è stato chiaro: «Se manca la coesione siamo più deboli» in questa fase di passaggio che di certo, come ha osservato l’ex numero uno di Enel, Francesco Starace e ora rappresentante del fondo di investimento Eqt Infrastructure, «creerà turbolenze nel campo occupazionale». Però, non si può fermare, «e non si fermerà di certo perché è conveniente» ha ricordato ancora Starace.
Stesso concetto espresso da Gentiloni: «Se vogliamo che questo percorso produca qualità e competitività, posti di lavoro e migliori la qualità della vita, dobbiamo stare al passo, non trascinare i piedi. Fare una battaglia per fermare e rallentare la transizione verde va contro gli interessi del Paese». Si è poi soffermato su quanto ha fatto l’Europa su questo fronte: «La transizione per una green economy – ha detto – è diventata uno dei centri dell’agenda economica e politica europea. La commissione ci ha lavorato abbastanza. Se non ci fossero state la pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina sarebbe stata la carte d’identità della commissione. Che ha fatto da apripista a livello globale. Ha lavorato sulle biodiversità e fissato obiettivi di riduzione delle emissioni; abbiamo regolamentato l’economia circolare e lavorato sulla tassonomia degli investimenti verdi. L’unione Europea – ha ammonito – non deve rischiare di trovarsi indietro in questa corsa. Non deve rischiare di trovarsi con le auto elettriche cinesi o con imprese che vanno negli Usa perché ci sono incentivi maggiori». «Non mi preoccupa – ha aggiunto – il tema della scadenza dei motori termici che le industrie hanno fatto proprio. Ma ci saranno effetti nell’indotto con grandi ristrutturazioni. Né deve preoccupare l’efficienza energetica nelle abitazioni perché la commissione tratta questa questione con grande flessibilità».
Gentiloni ha parlato anche di Pnrr: «Il Pnrr è per il 40% transizione climatica, per il 20% transizione digitale: è tanta roba. Sappiamo che questi piani sono stati fatti con grande urgenza sia dall'Italia sia da altri Paesi e la Commissione è quindi aperta a miglioramenti e aggiornamenti. Non possiamo allora parlare del Pnrr come se fosse una medicina amara da prendere per fare contenti i burocrati di Bruxelles. Dobbiamo parlarne con ottimismo con la volontà di superare gli ostacoli». Un accenno al Pnrr e all’efficienza energetica delle case per rispondere a quanto aveva detto, poco prima in collegamento video, Regina De Albertis, presidente di Assimpredil Ance: «Quella del Pnrr è una sfida da non perdere perché più della metà di quel piano interfaccia il settore delle costruzioni». Tra le altre sfide del settore De Albertis aveva accennato al tema dell’ottimizzazione del patrimonio edilizio, «alla quale bisogna lavorare congiuntamente a livello europeo. Il nostro patrimonio è unico rispetto ad altri paesi europei. Intanto è di proprietà privata; inoltre, per il 74% è stato costruito prima di qualsiasi normativa sul patrimonio energetico e sulla sicurezza sismica. Bisogna, dunque, lavorare sugli incentivi fiscali anche se con i superbonus ci sono stati problemi».