Già la sua uscita di scena due anni fa lo aveva amareggiato. Ora, la fine improvvisa della società (che ieri ha portato i tifosi a esporre striscioni di protesta davanti alla Grana Padano Arena) alla quale era rimasto comunque legato, lo ha sconvolto tanto da fargli uscire uno sfogo appassionato e totale. Contro la dirigenza che ha posto l’epitaffio sulla storia degli Stings e a favore dell’ex presidente Adriano Negri.
«Una situazione drammatica - attacca Mario Ghersetti - che in pochi giorni ci sia stata la vendita del diritto sportivo per l’A2. Non si può buttare via tutto come hanno fatto. Ci voleva un preavviso: si poteva salvare una società creata da Negri vent’anni fa. Lo stesso Negri avrebbe salvato quello che c’era da salvare». L’ala grande argentina che anche la prossima stagione giocherà a Ruvo di Puglia in serie B è convinta che si potesse comunque iniziare il campionato. «Nel budget non mancava molto quindi potevano comunque allestire una squadra di A2 che poteva lottare».
Lo sguardo dell’ex capitano biancorosso, uno dei più amati dai tifosi, quindi si allarga al giudizio generale sull’operato della dirigenza: «Certo, hanno commesso grossi errori e la gente si è allontanata. Ma bisogna avere un altro rapporto con la gente. Con Negri la società aveva in mano tutto il territorio e c’era passione, entusiasmo e coinvolgimento. Senza tifo poi noi giocatori non siamo niente. Con i soldi non fai tutto: ci vuole il rapporto con la gente per coltivare la passione. Negri era molto esigente ma leale, appassionato. È una persona che capisce di basket e sa come gestire una società». Quanto all’ultima gestione, invece, per Ghersetti c’è stato «un problema di ego. Io li conosco tutti i dirigenti e mettere i soldi per apparire non lo condivido: ci vuole appunto anche passione e capacità di coinvolgimento del territorio». Ghersetti quindi assesta un’altra stoccata alla dirigenza degli ormai estinti Stings: «Avevano a disposizione una persona importante come Casalvieri e non lo hanno considerato: ex giocatore e grande esperto del nostro mondo, sa fare tutto».
L’ex capitano quindi si toglie un personale sassolino dalla scarpa: «Io non sarei mai andato via da Mantova e, dopo 3 anni con 13 punti di media, non me lo aspettavo di essere tagliato. C’è stata una gestione vergognosa del sottoscritto: mi hanno pensionato senza che io lo volessi. Avevo accettato anche una cifra ridicola per restare come quarto lungo. Ok, mi ha detto Mennini, tra una settimana ti chiamiamo e invece niente. Si vede che non stavo più simpatico a qualcuno visto che ho sempre detto quello che penso».
La chiusura è quasi un grido: «Sono certo che gli Stings risorgeranno e tanti torneranno ad aiutare Negri, ultras compresi».
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