Il giallo partito da Londra: «Armi nelle ambulanze dalla Serbia al Kosovo»

Armi contrabbandate nelle ambulanze dalla Serbia fino alle chiese ortodosse sul territorio kosovaro. L’ultimo sviluppo nella crisi serbo-kosovara è un allarme lanciato dalla deputata britannica conservatrice Alicia Kearns, presidente della Commissione Affari Esteri al parlamento di Londra. In un dibattito sulla memoria di Srebrenica, Kearns ha affermato che «il governo è a conoscenza – e lo sono anche i nostri soldati appena tornati dal servizio nella Kfor – che ci sono armi contrabbandate in ambulanze dalla Serbia, dal confine fino alle chiese ortodosse». Per la deputata «quando le nostre truppe scoprono» il contrabbando «e cercano di ottenere un permesso» per agire «la procedura si prolunga troppo e quando il permesso arriva, un'ambulanza appare presso la chiesa e porta via le armi».

L’incredibile dichiarazione ha suscitato molte reazioni nei Balcani, a cominciare dai portavoce della missione di peacekeeping della Nato, che ieri ha affermato che non ci sono prove di quanto sostenuto da Kearns. Secondo Kfor, Kearns si riferiva verosimilmente a un caso risalente al 2022 «quando il Battaglione Reale Fucilieri era impiegato nel nord del Kosovo a sostegno della missione Kfor. All’epoca, «la presunta presenza di armi illegali era stata segnalata al quartier generale Kfor, ma dopo ulteriori indagini non è emersa alcuna prova», recita la nota.

Ieri il premier kosovaro Albin Kurti ha incontrato i rappresentanti Kfor per discutere la vicenda, mentre il ministro degli Esteri serbo Ivica Dacic ha negato categoricamente il tutto. Persino l’eparchia ortodossa di Ras e Prizren è intervenuta, dicendosi «profondamente preoccupata» per le dichiarazioni di Kearns e invitando Kfor a verificare al più presto la veridicità delle accuse, che «diffondo l’odio religioso e etnico» e «minacciano il clero serbo».

In Kosovo si accende il dibattito. Per Fadil Kajtazi, esperto di sicurezza intervistato dalla tv nazionale Rtk, e «il trasferimento di armi dalla Serbia alle chiese ortodosse non è una pratica nuova», ma un eventuale intervento della polizia kosovara nei luoghi di culto va fatto «con cautela» e dopo aver raccolto «prove sufficienti».gi.va.