Gli operai tagliano un vecchio tubo: scatta l’allarme gas in piazza Don Leoni a Mantova
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foto da Quotidiani locali
Un’ora dopo, l’odore – acre – aggredisce ancora il naso di chi transita da piazza Don Leoni, attraverso la strettoia del cantiere per il sottopasso ferroviario. Offende le narici e accavalla le preoccupazioni. «Fuga di gas?» è il sospetto che continua a diffondersi. La risposta, confortante: falso allarme. È successo che l’11 luglio gli operai hanno tagliato una vecchia conduttura del gas, dismessa da tempo, ma ancora impregnata dai residui. Ecco spiegata la puzza.
L’allarme scatta attorno alle 10.30, quando in piazza Don Leoni si precipitano i vigili del fuoco. La verifica è rigorosa ma altrettanto rapida, non c’è alcuna fuga attiva soltanto la memoria sedimentata nella tubatura di un tempo. Memoria ostinata, se alle 11.30 l’odore è ancora pungente e continua a impensierire chi passa senza sapere dell’intervento dei vigili del fuoco. E dell’ulteriore verifica dei tecnici della Tea, che hanno definitivamente scongiurato il rischio di perdite.
Se la puzza persiste, i lavori procedono normalmente: da un lato gli operai con gli escavatori, dall’altro gli archeologi della Sovrintendenza impegnati attorno ai reperti affiorati nei giorni scorsi dalla porzione di suolo a ridosso della scalinata. Si tratta di fondamenta rinascimentali.
I due cantieri – quello per indagare l’allora e l’altro orientato al futuro prossimo – procedono in parallelo, senza intralciarsi e rallentare l’avanzamento del sottopasso. Già in affanno rispetto alla tabella di marcia per una concatenazione di eventi: l’ultimo, in ordine di tempo, la sorpresa di un grosso tubo in cemento.
Inciampi a parte, le operazioni di “rimozione dei sottoservizi dismessi e di spostamento di quelli ancora attivi” (così in gergo tecnico) si stanno rivelando più delicate del previsto. Oltre alla storia, ai resti della città sottosopra che dorme un sonno profondo, c’è da fare i conti soprattutto con l’intrico di tubi che innervano il suolo come un fascio di vene da sbrogliare.
Avviato a novembre a cura di Rfi, e affidato alla ditta Site di Napoli, il cantiere (da oltre tre milioni di euro) avrebbe dovuto concludersi nell’arco di quindici mesi, ma il singhiozzo delle interruzioni ha già dilatato i tempi.
Per sopportare meglio i disagi tocca aggrapparsi alla prospettiva dell’esito: oltre al sottopasso, il progetto prevede la sistemazione dell’intorno con nuove pavimentazioni e l’illuminazione delle aree pedonali, la riqualificazione delle aree verdi, nuova segnaletica e arredi moderni. Uno spicchio di città messo in sicurezza e tirato a lucido.