Omicidio Gigi Bici, Pasetti condannata a 16 anni: «L’ho fatto per mio figlio»
Per la morte del commerciante 60enne l’accusa aveva chiesto 14 anni. Lei scoppia in lacrime: «Ho sparato per paura, ma non volevo ucciderlo»
PAVIA. Quando il giudice Pasquale Villani è rientrato in aula, dopo due ore di camera di consiglio, l’imputata si è alzata in piedi per accogliere il verdetto: 16 anni di carcere per avere ucciso Luigi Criscuolo, 60 anni, il commerciante di biciclette di Pavia scomparso la mattina dell’8 novembre del 2021 e ritrovato morto il 20 dicembre alla frazione Calignano di Cura.
I pubblici ministeri Andrea Zanoncelli e Valentina Terrile avevano chiesto una condanna a 14 anni. Barbara Pasetti, 40 anni, accusata di omicidio volontario, occultamento di cadavere, detenzione illegale di arma e tentata estorsione, forse sperava in una pena più ridotta dopo l’arringa della sua avvocata, Irene Valentina Anrò, che aveva chiesto di “alleggerire” il reato in eccesso colposo e dopo le sue stesse dichiarazioni in aula. In lacrime Pasetti ha chiesto scusa ai familiari della vittima.
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«L’ho fatto per mio figlio»
L’udienza conclusiva del processo in abbreviato si è aperta venerdì mattina alle 10 con le dichiarazioni spontanee dell’imputata. «Chiedo scusa ai familiari e a tutti – ha esordito –. Ho agito così perché ero intimorita da Criscuolo, avevo paura per mio figlio. So che mi sono rovinata la vita ma la mia vita è mio figlio e io ho fatto il possibile per difenderlo».
Una conferma, di fatto, di quanto aveva già detto nel suo interrogatorio-confessione, quando aveva spiegato di avere ingaggiato Luigi Criscuolo per «dare una lezione» all’ex marito, Gian Andrea Toffano, «che doveva dare una somma ingente alla mia famiglia», e di avere poi subìto il presunto ricatto della vittima, che gli chiedeva dei soldi per portare a compimento la richiesta. «Mi ricattava, dicevo che se non pagavo sarebbero stati problemi – ha raccontato la donna –. Quella mattina la situazione è precipitata».
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L’omicidio
Venerdì mattina in aula non è entrata invece nel merito dell’omicidio, come invece aveva fatto con i magistrati durante l’interrogatorio: «Criscuolo quella mattina di novembre è venuto a casa mia, mi ha fatto pressione. Mi ripeteva che ero la mamma di un bambino, che me lo dovevo ricordare. Ero spaventata. Sono entrata in casa a prendere la pistola, ma non volevo sparare, solo spaventarlo. Invece è partito un colpo».
La requisitoria dei pubblici ministeri ha messo in fila i fatti: lo sparo nel cortile della casa di Calignano, dove Pasetti abitava con il figlio di otto anni, con una pistola Velodog calibro 7.65, ritrovata in un armadietto in casa, poi l’occultamento del cadavere dietro il cancello della tenuta, dove è stato ritrovato il pomeriggio di dicembre. E infine lo spostamento della macchina della vittima dalla casa fino a un boschetto di pioppi, vicino alla cascina.
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I familiari della vittima
Mentre l’imputata parlava, nei banchi vicini i familiari di Criscuolo, detto Gigi Bici dal nome del negozio gestito per anni in corso Garibaldi a Pavia, scuotevano la testa. Per i figli Katia, Rosalia, Umberto Criscuolo (avvocati Yuri e Graziano Lissandrin), per la figlia Stefania e la madre e convivente della vittima Valerya Alekseyeva (avvocato Alessandro Bozzi) il giudice Villani ha stabilito un risarcimento da liquidare in sede civile e una provvisionale «subito esecutiva» - una sorta di anticipo - di 100mila euro per ciascun familiare.
«I figli si aspettavano una sentenza più dura, ma se teniamo conto di una serie di aspetti tecnici ci si può ritenere soddisfatti», ha dichiarato l’avvocato Yuri Lissandrin subito dopo la sentenza. «Leggeremo le motivazioni del verdetto – sono state invece le parole a caldo dell’avvocata difensore di Pasetti, Irene Valentina Anrò – . Siamo comunque contenti che non sia stata riconosciuta la premeditazione e la preordinazione del delitto». Il giudice ha anche disposto il dissequestro della casa in cui è avvenuto il delitto, la tenuta di Calignano, perché di proprietà del padre dell’imputata, Franco Pasetti.