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Июль
2023

Morti alle Acciaierie Venete. Danieli si difende: «Siviera modificata, non abbiamo colpe»

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Duplice incidente mortale del 2018 alle Acciaierie Venete di Padova, ieri in tribunale è stata la volta della difesa di Danieli. I legali e i consulenti hanno portato in aula una siviera, quella che rovesciandosi ha provocato la tragedia. Un modellino in scala, ovviamente. Danieli produce solo il gancio e le traversine in acciaio, l’oggetto del contendere, in sostanza. Quello che ieri è stato al centro della spiegazione della perizia.

Per la difesa l’attrezzatura che ha provocato l’incidente non è un prodotto originale dell’azienda o comunque sarebbe stato modificato. Non esisterebbe un errore progettuale imputabile al gruppo Danieli. Fotografie e rilievi per la difesa dimostrano infatti che vi è certezza che il traversino sia stato modificato dopo che il costruttore lo ha fornito. Individuare chi abbia fatto la modifica è un punto chiave per determinare di chi sia la responsabilità dei fatti che comunque, sostengono sempre i difensori, non sarebbe da ascrivere a Danieli.

Il professore Tullio Padovani e l’avvocato Maurizio Miculan, che assistono i vertici Danieli, hanno commentato così l’esito dell’udienza: «Azzerato il processo dal punto di vista tecnico. I consulenti della difesa hanno documentato tutte le lacune che hanno contraddistinto le indagini tecniche ad oggi condotte. Si apre una nuova pagina processuale che confidiamo possa portare all’accertamento dell’estraneità dei nostri assistiti ai fatti per cui è processo». Il processo proseguirà l’11 ottobre e ora si attende la difesa dell’azienda.

Da una perizia ordinata dal procuratore aggiunto Valeria Sanzari, titolare dell’inchiesta e ieri presente in aula di fronte al giudice Mariella Fino, era emerso che la siviera si muoveva lungo un carroponte e la caduta è stata provocata dalla rottura di un perno che la tratteneva tramite una traversa inferiore e superiore.

Acciaierie provvedevano a un controllo settimanale sulla lubrificazione del perno, trimestrale sulla macchina e in occasione del periodo feriale di agosto e Natale era previsto lo smontaggio dell’accessorio di sollevamento.

Otto gli imputati: i padovani Alessandro Banzato e Giorgio Zuccaro, rispettivamente presidente e direttore di Acciaierie Venete; i friulani Dario Fabbro, presidente di Danieli Centro Cranes spa (l’azienda del gruppo Danieli che aveva progettato e realizzato perno e carroponte destinati ad agganciare e sostenere la siviera, il maxi-contenitore dell’acciaio incandescente, come detto), Giampietro Benedetti e Giacomo Mareschi Danieli, in qualità di presidente e amministratore delegato di Danieli & C. Officine Meccaniche con sede a Buttrio in provincia di Udine con Vito Nicola Plasmati, amministratore delegato della Hayama Teac Service Srl (sempre friulana); due manager dell’impresa Danieli Cranes spa, Nicola Santangelo, 51enne di San Lorenzo Isontino (Gorizia), già presidente del consiglio di amministrazione dell’azienda e Giancarlo Tonoli, 53enne di Salò (Brescia), all’epoca consigliere con delega all’esecuzione dei collaudi fino al 12 giugno 2015 della stessa azienda.

Tutti sono accusati di omicidio e lesioni colposi (Plasmati solo di lesioni colpose) oltre a violazioni in materia di sicurezza sul lavoro. L’infortunio alle Acciaierie si era verificato alle 8 di domenica 13 maggio 2018 nello stabilimento di Riviera Francia: una siviera piena di acciaio fuso si stacca dal carroponte che dovrebbe guidarla agli stampi, cade ed esplode davanti agli operai. Sergiu Todita (39 anni) e Marian Bratu (43 anni) perdono la vita a causa dell’incidente.




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