Rapina alle Poste di Caluso: «I soldi o brucio tutto»
Caluso
La disperazione per non riuscire più a pagare l’affitto, unita a una lucida follia, hanno trasformato una donna di 63 anni, di origine romena, residente a Ivrea, in una rapinatrice. Prima della rapina, tentata nella mattinata di lunedì scorso ai danni dell’ufficio postale di Caluso, che si trova nella centrale via Guala, a pochi metri dalla caserma dei carabinieri, non aveva commesso alcun reato.
La donna era armata di coltello e nella borsa aveva due thermos pieni di liquido infiammabile: l’hanno bloccata e disarmata i carabinieri al comando del maresciallo Davide Trentin. Inevitabile l’arresto di D.D. con l’accusa di tentata rapina. Ora la donna è nel reparto femminile del carcere di Torino in attesa della convalida da parte della magistratura.
Determinante anche il sangue freddo dimostrato da un’impiegata che è riuscita a trattenerla, mentre la direttrice usciva dal retro e chiamava i carabinieri. Erano le 10,20 e l’ufficio postale era pieno di gente in coda per pagare le bollette, quando D.D. entrava indossando una mascherina Fp2 sul volto. Senza dire una parola si avvicinava alla direttrice consegnandole un biglietto e mostrando il coltello. Sul bigliettino c’era scritto: «Questa è una rapina: datemi i soldi, altrimenti brucio tutto». L’impiegata, intuendo i segnali di follia della donna, la distraeva per prendere tempo, senza pensare di mettere a repentaglio la sua vita. Pochi secondi che hanno permesso alla direttrice di uscire sul retro e di avvisare i carabinieri, che sono intervenuti subito mettendo fine a quella che avrebbe potuto trasformarsi in una tragedia.
D.D. dopo ave opposto una timida resistenza, si è lasciata disarmare e ha consegnato la borsa ai militari. La scena si consumava sotto gli occhi atterriti di alcuni clienti. Nessuno è rimasto ferito.
Portata in caserma per tutti gli accertamenti del caso, D.D. ha raccontato di essere disperata: «Non ho più un lavoro e nemmeno la pensione. Di conseguenza finiti i pochi risparmi che avevo non sono più riuscita a pagare l’alloggio dove abitavo a Ivrea. Mi hanno sfrattata e solo la Caritas mi ha dato un aiuto».
Al momento non si sa il motivo per cui la donna abbia scelto proprio l’ufficio postale di Caluso. Forse potrebbe avere delle conoscenze nella città del vino. Un piano folle che però la donna deve aver studiato a lungo con la convinzione di riuscirci. L’ufficio postale di Caluso non ha mai subito una rapina da quando una decina di anni fa si è trasferito nella nuova sede di via Guala.
Il giorno dopo nessuno tra gli impiegati dell'ufficio ha voglia di raccontare. La direttrice e l'impiegata non ci sono: per loro ferie anticipate.