Nel diario di Elisa tutta la sua angoscia: «Mi sento una mamma inadeguata»
VOGHERA. Si sentiva sopraffatta, senza voglia di vivere, inadeguata anche nel suo ruolo di madre. Elisa Roveda, la donna di 44 anni accusata di avere ucciso il figlioletto di 11 mesi nella sua abitazione in Strada Mezzana a Voghera, ha affidato ad alcuni scritti la traccia del suo malessere.
Una sorta di diario intimo, ritrovato nella casa del delitto dagli investigatori dopo la tragedia del piccolo Luca, strangolato nel lettone dove è stato trovato, accanto alla madre, dalla nonna, allarmata dal silenzio della figlia che non rispondeva al campanello.
Sono appunti manoscritti difficili da datare, ma che è comunque possibile collocare in un lasso di tempo di circa tre mesi, quando la depressione ha cominciato a prendere il sopravvento e a condizionare l’esistenza di Elisa, fino a trascinarla nel baratro.
La donna, in stato di arresto, è ancora ricoverata nel reparto di psichiatria del San Matteo, sorvegliata a vista dal personale sanitario e piantonata dagli agenti della polizia penitenziaria.
Il diario
Le lettere manoscritte sono la conferma della fase critica che Elisa Roveda stava attraversando da qualche tempo e per la quale era in cura da una dottoressa. Sugli accertamenti coordinati dal sostituto procuratore Paolo Mazza c’è molto riserbo, ma da quanto si è saputo, negli scritti non ci sarebbero riferimenti diretti al piccolo Luca né segnali premonitori del dramma che si stava preparando. Negli scritti la donna racconta il suo mal di vivere, le sue angosce, la paura di restare da sola in casa, con i suoi incubi, il peso della quotidianità che aveva subìto un cambiamento con la maternità.
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La depressione
Non è chiaro se la diagnosi della dottoressa che l’aveva in cura era senza dubbio legata a una sindrome post-parto, ma di certo la depressione era esplosa dopo la nascita del figlio. Un bambino desiderato e voluto dalla coppia.
La fase critica che Elisa Roveda stava vivendo è confermata non solo dalle lettere ritrovate dagli inquirenti nella casa del delitto, ma anche dai familiari che sono stati sentiti dai carabinieri della compagnia di Voghera, a cominciare dal marito Maurizio Baiardi e dalla nonna materna del bambino, Angela Culacciati, che cercavano di non lasciare mai la donna da sola.
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La tragedia
Quel tragico venerdì i due familiari si sono dati il cambio lasciando un buco di poco meno di un’ora, tra le 7 e le 8. Tanto è rimasta da sola la mamma con suo figlio ed è bastato perché si consumasse la tragedia.
All’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Fabio Lambertucci, che ha convalidato l’arresto, la donna non ha saputo spiegare le ragioni del suo gesto e anzi è apparsa confusa, forse nemmeno consapevole appieno di quanto accaduto.
«La mia assistita ha bisogno di cure, che dureranno ancora a lungo – ha spiegato il suo avvocato, Gianfranco Ercolano di Voghera –. La situazione clinica ci ha costretti ad avvalerci della facoltà di non rispondere».
Le dichiarazioni della donna potrebbero essere raccolte in un secondo momento, quando sarà in condizioni di poter parlare. I medici prevedono tempi molto lunghi di ricovero, al momento non prevedibili. Da quanto si è saputo è stata visitata da un medico che dovrà fare una valutazione globale delle sue condizioni, fisiche e psicologiche, e avviare la terapia più adeguata. —