Strage di Nizza, solo lacrime: «Risarcimenti mai arrivati»
VOGHERA. «Abbiamo pianto sentendo i loro nomi, durante la cerimonia davanti al Memoriale della strage di Nizza»: Eliano D’Agostino e sua moglie Roberta lo raccontano mentre tornano dalla Francia, non è stata una gita in Costa Azzurra. Sette anni e cinque giorni oggi: quello che accadde a Nizza il 14 luglio 2016 è una pagina tragica della storia del terzo millennio, al capitolo: il terrorismo dell’orrore. Ma, per Eliano d’Agostino (con suo fratello Massimiliano), è una ferita aperta nel cuore che strappa ricordi e lacrime. Quella sera suo padre Giuseppe D’Agostino, 71 anni, da poco pensionato e sua moglie, Gianna Muset, 68 anni, sono, come ogni estate, sulla Promenade des Anglais per vedere i fuochi artificiali nel giorno della presa della Bastiglia. Alle 22.30 un autocarro bianco, guidato dal tunisino Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, 31 anni (poco dopo ucciso dalla polizia) travolge le persone sul marciapiede per far correre altro sangue nel segno del terrorismo islamico: 86 le vittime, tra cui 15 bambini.
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Sei morti sono italiani, tra loro due vogheresi: Giuseppe e Gianna. Nello scorso dicembre si è chiuso a Parigi il processo sulla strade di Nizza: inchiesta contestata perché degli otto imputati nessuno è stato accusato di complicità in omicidio. Dopo tre mesi di udienze alla presenza dei legali di 2500 parti civili, la Corte d’Assise parigina ha giudicato colpevoli gli otto imputati, con pene che vanno da due a 18 anni di carcere (la condanna più alta solo per due degli imputati, riconosciuti responsabili di associazione in organizzazione terroristica). Giustizia non è ancora fatta: resta tutto da chiarire il nodo dei risarcimenti.
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«Siamo in alto mare – conferma Eliano D’Agostino che dall’Italia ha seguito il processo tenendosi in contatto con i familiari di altre vittime della strage– non è chiaro quando sarà chiarita la pratica. Restiamo in contatto con il nostro consolato». Ma i verdetti dei tribunali non possono, comunque, risarcire la memoria.
«Là, dove è successo».
Roberta D’Agostino ha accompagnato il marito a Nizza con uno dei figli (samuele, 14 anni). Non ha mai smesso di battersi per non dimenticare cosa è accaduto. È anche grazie al suo impegno se il 24 aprile scorso davanti alla chiesa dei Barnabiti a Voghera è stata inaugurata la panchina-monumento dedicata a Giuseppe e Gianna. «L’anno scorso non eravamo a Nizza – dice –, quest’anno siamo andati. Non c’era la gente che ci si aspettava. Faceva certo un gran caldo. Eppure è stato emozionante. Quando sono stati letti, la sera del 14 luglio, tutti i nomi degli 86 angeli, come li hanno chiamati, eravamo commossi. Poi, io e mio marito non abbiamo trattenuto le lacrime quando abbiamo sentito pronunciare: Giuseppe d’Agostino e Gianna Musset».
La famiglia vogherese ha deposto delle rose bianche sul Memoriale e altre due sull’aiuola dove si presume siano stati trovati i corpi senza vita di quella coppia, partita da Voghera per fare solo una vacanza, senza sapere che la Storia li avrebbe trasformati negli “angeli di Nizza” .