Grazia per Zaky, festeggia Noury (Amnesty): “Un giorno di felicità”. Tajani si intesta il merito: “Dal governo contributo decisivo”
Soddisfazione bipartisan da parte della politica, gioia per chi dal primo giorno ha lottato per tenere accessi i riflettori. Così l’Italia festeggia la notizia della grazia per Patrick Zaki: dopo la condanna a 3 anni, oggi è arrivata la decisione del presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, che evita il carcere al ricercatore dell’Università di Bologna […]
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Soddisfazione bipartisan da parte della politica, gioia per chi dal primo giorno ha lottato per tenere accessi i riflettori. Così l’Italia festeggia la notizia della grazia per Patrick Zaki: dopo la condanna a 3 anni, oggi è arrivata la decisione del presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, che evita il carcere al ricercatore dell’Università di Bologna arrestato nel febbraio 2020 e accusato dal governo egiziano di aver diffuso notizie false. “Se ieri era un giorno catastrofico oggi è un giorno di felicità“, commenta Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Mentre il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intesta al governo Meloni il merito della grazia: “Abbiamo dato un contributo decisivo per liberare questo giovane studente. Risultati concreti attraverso il lavoro ed una credibilità internazionale”. Stesso concetto ribadito dal ministro della Difesa Guido Crosetto: “Non è un atto casuale. È il frutto di lavoro, di rapporti, di serietà, di considerazione, di diplomazia, di senso delle istituzioni, di rispetto. Perché c’è chi passa le giornate a criticare e c’è chi lavora”.
Oltre la dialettica politica, c’è l’emozione di chi è ompagno di studi e grande amico di Patrick Zaki, come Rafael Garrido Alvarez: “E’ una notizia bellissima, Patrick lo merita tantissimo e non vediamo l’ora di rivederlo in Italia. Sono contento per lui e la sua famiglia, che ha vissuto anni terribili, aspettiamo Patrick a Bologna a braccia parte“. Anche se è lo stesso Noury a sottolineare da questo punto di vista un aspetto importante: “Auspichiamo, se questo provvedimento non lo contempla, anche che sia abolito il divieto di viaggio per Zaki”. Lo sottolinea allo stesso modo il sindaco di Bologna, Matteo Lepore: “Spero significhi abbracciarlo presto e riaverlo in città. Bisogna ringraziare anche tutti gli attivisti che si sono spesi per Patrick Zaki, Amnesty, il rettore, la professoressa Rita Monticelli, i governi che si sono succeduti e anche l’ultimo governo, che ha dialogato con l’Egitto“. “Per ora mi fermo qui, attendiamo altre notizie e speriamo che Patrick possa lasciare il Paese per averlo qui, è una grande gioia per Bologna, lo voglio ripetere”, conclude Lepore.
La segretaria del Pd Elly Schlein su Twitter scrive: “In tante e tanti ci siamo mobilitati in questi anni per la sua libertà. Speriamo di riabbracciarlo presto e continueremo a lottare anche per le altre persone ingiustamente imprigionate e la piena verità e giustizia per Giulio Regeni”. Anche da alcuni esponenti del Partito democratico però arrivano con fair play i complimenti all’attuale esecutivo: “La notizia più bella, la buona notizia che ci voleva. Patrick Zaki sarà libero. Grazie alla pressione di un paese intero e al lavoro dei governi Draghi e Meloni. Mobilitarsi in solidarietà serve sempre”, commenta Lia Quartapelle. “Congratulazioni alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni , al Governo e al Ministero degli Esteri per il lavoro svolto”, scrive su Twitter il leader di Azione Carlo Calenda.
Il co-portavoce di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli ricorda invece cosa significa la mossa del presidente egiziano: “Siamo contenti che Patrick Zaki torni libero, possa tornare a Bologna e sposarsi con la sua compagna. La grazia di al-Sisi però è la conferma di un sistema feudale che dispone della vita delle persone e che conferma in maniera drammatica che questo è un regime che si basa sulla violazione dei diritti umani per determinare il controllo sociale sulla popolazione. Violazione dei diritti umani su cui il governo italiano non fa nulla, anzi continua negli affari con l’Egitto”. “Noi continuiamo a invocare verità per Giulio Regeni, perché vogliamo vedere gli assassini di Giulio davanti a un tribunale”, conclude Bonelli.
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