Per ridurre le attese a Mantova altri soldi ai privati: 4,5 milioni di euro per visite ed esami
Al gruppo Mantova Salus il 70%. Il resto se lo suddividono San Clemente, Montecchi, XrayOne e strutture cremonesi. Ats chiede 33mila prestazioni sanitarie entro il 31 dicembre. Tutte le strutture sono convenzionate: si paga solo il ticket
Più di 33mila prestazioni sanitarie tra visite, esami, screening e ricoveri, per un esborso di cinque milioni i mezzo di euro. Soldi che andranno alle strutture private accreditate (quindi si pagherà sempre e solo il ticket) che hanno risposto all’appello di Regione e Ats Val Padana per fornire prestazioni aggiuntive finalizzate a ridurre le liste di attesa, accumulate anche per colpa della pandemia, a favore dei residenti in Lombardia.
Ats Val Padana ai primi di maggio aveva lanciato l’appello ai privati dopo la delibera regionale di marzo che per ridurre le liste di attesa aveva stanziato 25 milioni per gli erogatori pubblici e 18 per quelli privati accreditati. In pratica soldi in più rispetto al budget annualmente assegnato. All’accorata richiesta di aiuto, entro la scadenza del 9 maggio, hanno risposto quindici erogatori privati a contratto.
Ma poiché i volumi di prestazioni erogabili proposti dai privati sono risultati superiori rispetto a quanto richiesto, la commissione creata per valutare le proposte ha deciso di attribuire le risorse modulandole in base a quanto emerso dall’analisi delle ultime criticità rilevate nelle prestazioni fornite dalle Asst e alla capacità erogativa dei privati. In tutto Regione Lombardia ha attributo all’Ats Val Padana (Mantova e Cremona) la cifra di cinque milioni e 431mila euro per prestazioni aggiuntive che i privati dovranno erogare entro il 31 dicembre di quest’anno (a Mantova è andata la fetta più grande, 4,5 milioni di euro).
Ecco la suddivisione per prestazioni: tre milioni e 444mila euro è la somma destinata ai ricoveri; un milione e 786mila euro per la specialistica ambulatoriale (prime visite, ecografie, risonanze, tac e altra diagnostica strumentale); 200mila euro per l’attività di screening. Ma come sono stati ripartiti i soldi tra i privati? Prima di tutto in base alla disponibilità e alla capacità di riuscire ad erogare tutte le prestazioni entro il 31 dicembre. Ats ha fatto presente di non potersi permettere di arrivare a fine anno con fondi stanziati e non utilizzati. Un semplice calcolo matematico ha fatto il resto: visto che l’offerta è stata di gran lunga superiore a quanto richiesto, Ats ha tagliato a tutti il 30 per cento di prestazioni.
Per la provincia di Mantova, ma anche per quella di Cremona, la parte del leone l’ha fatta il gruppo Mantova Salus di Guerrino Nicchio, in grado di offrire il più alto numero di prestazioni disponendo di due ospedali e dei poliambulatori di Green Park. Al patron della sanità privata mantovana andrà quasi il 60% dei fondi stanziati per le due province (il 70% di quanto arriverà nel Mantovano), vale a dire più di tre milioni di euro. All’ospedale di Suzzara – che in queste settimane sta vivendo il passaggio di proprietà – andrà invece poco più di un milione. Poco più di 100mila euro alla clinica San Clemente e 144mila euro al centro medico XrayOne di Poggio Rusco.
Il ricorso alle strutture sanitarie private nell’abbattimento delle liste di attesa nel pubblico non è una novità. Anche lo scorso anno la Regione aveva messo sul piatto 2,3 milioni di euro con l’obiettivo di ridurre i tempi di attesa che si erano notevolmente allungati a causa dell’interruzione di visite ed esami causata dalla pandemia. La sanità pubblica aveva bussato alla porta degli erogatori privati ai primi di giugno tramite una manifestazione di interesse chiedendo sedicimila servizi ambulatoriali, 169 interventi con ricovero e 800 visite di medicina dello sport.