Trieste, turismo in crescita: più di 13 mila occupati in hotel, negozi e bar. «Ma servono regole»
foto da Quotidiani locali
TRIESTE. A Trieste un lavoratore a tempo pieno nel settore alberghiero prende in media 81 euro lordi al giorno, 71 se è impegnato in un bar o in un ristorante e 93 se è occupato nel commercio al dettaglio. Quello della retribuzione delle figure occupate nei settori che più di altri sono coinvolti nello sviluppo turistico di Trieste è stato uno degli aspetti sviscerati ieri dal ricercatore di Ires Fvg Alessandro Russo, intervenuto alla tavola rotonda organizzata dalla Filcams Cgil, mirata a misurare la qualità dell’occupazione nel turismo. «Rispetto al resto della regione - ha precisato Russo - le retribuzioni medie nei servizi di alloggio a Trieste sono più alte, quelle della ristorazione sono in linea, quelle nel commercio più basse. Guardando al tipo di contratto applicato, si è registrato il 5% in più di assunzioni stagionali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e un aumento del 20% dei contratti a chiamata».
Il parere della Filcams Cgil
Andrea De Luca, segretario provinciale della Filcams Cgil, raccontando della campagna “Mettiamo il turismo sottosopra” che ha toccato le principali località turistiche della regione, inclusa Trieste, dando ascolto ai lavoratori del settore, ha riferito di «un mondo fatto di tanti contratti brevi, part time involontari, falsi part time, voucher, lavoro nero, omissioni contributive». Sostenendo serva «governare il fenomeno dell’accoglienza turistica», De Luca ha sollecitato «le istituzioni e le parti sociali coinvolte ad avviare un confronto concreto per discutere di un nuovo modello occupazionale, che rimetta al centro la qualità del lavoro».
I lavoratori impegnati nelle imprese del turismo che nel 2014 erano 11.251, a fine 2021 erano 13.371, con una componente femminile più importante, anche se è in aumento quella maschile. A livello regionale, nei tre comparti presi in esame da Ires, il 42% dei lavoratori ha un’età che oscilla tra i 30 e i 49 anni, circa il 26% ha superato i 50 anni e il 32% ne ha meno di 30.
L’assessore regionale Rosolen
L’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen, sottolineando come «non sia vero che i giovani non vogliono lavorare, e lo conferma il fatto che sul totale delle assunzioni la loro presenza supera il 60 per cento», ha raccontato di «un turismo che nell’ultimo periodo, anche a livello nazionale, è letteralmente esploso lasciandoci un po’ all’improvvisazione, mentre serve una forte programmazione che in passato, francamente, è mancata». Per Rosolen «oggi abbiamo la responsabilità collettiva di pianificare con cura lo sviluppo di questo comparto, operando con attenzione sulla verifica della qualità occupazionale, sui contratti collettivi nazionali, sulla formazione, sulla costruzione di un welfare capace di accompagnare i giovani e le donne all’interno del mondo del lavoro».
La crescita delle imprese
Confrontando i dati nel 2019 con quelli raccolti a fine 2022, si nota una crescita del numero di imprese impegnate nel comparto alberghiero-ricettivo (da 100 a 168) e dei pubblici esercizi (da 1.349 a 1.368), a fronte invece di un crollo di quello del commercio al dettaglio (da 2.437 a 1.725).
La presidente della Fipe Suban
A fornire uno spaccato della situazione sono intervenuti anche la presidente di Fipe Trieste Federica Suban, che ha raccontato «del forte impatto del Covid sugli organici dei pubblici esercizi, oltre che dell’esigenza di rendere le imprese del comparto più accattivanti, puntando sulla formazione non solo del personale ma anche degli imprenditori», e il presidente di Federalberghi Guerrino Lanci che ha ribadito la necessità «di un’azione forte per stanare le tante strutture abusive impegnate nel dare alloggio ai turisti, visto che in quei contesti si annidano molto lavoro nero e molte irregolarità».