A Treviso case di riposo sempre più care. Senza aiuti esclusi 178 mila anziani
Rette insostenibili nelle case di riposo trevigiane, a farne le spese non solo le famiglie degli ospiti di oggi ma anche di quelli di domani. A dipingere il quadro drammatico è una ricerca della Federazione Nazionale Pensionati (Fnp) della Cisl che sottolinea come sia necessario invertire subito la rotta. Come? Partendo, per esempio, dalle aggregazioni tra istituti.
Esempi di costi
In media una stanza a due letti si paga dai 51 ai 65 euro al giorno, al netto della quota a carico del sistema sanitario. L’80% dei pensionati della Marca percepisce meno di duemila euro lordi al mese e non riuscirebbero a permettersi la retta più bassa. Inoltre, in un caso su tre nelle case di riposo non è presenta la “Carta dei servizi”, uno strumento prezioso per scegliere la struttura più adatta.
I dati emersi dalla ricerca derivano dall’analisi di 46 case di riposo vicine al mondo della non autosufficienza per un totale di 6.239 posti letto autorizzati e 2.003 posti letto accreditati. Nelle Rsa l’età media degli ospiti è di 83,5 anni e il 76% è donna, in maggioranza vedove. Facendo un confronto con i dati sulle pensioni dei trevigiani si capisce come la situazione sia insostenibile: nella Marca ci sono 219.943 pensionati, in 79.967 (36%) ricevono meno di mille euro lordi al mese e in 98.007 (44%) tra i mille e i duemila.
Servono sostegni
Senza l’aiuto della famiglia o del Comune di residenza, quasi 178 mila pensionati trevigiani non riuscirebbero a permettersi un letto in una casa di riposo. Infine, in 17 strutture su 46 non è presente la “Carta dei servizi”, la cui pubblicazione è obbligo di legge.
«La situazione è preoccupante - spiega Franco Marcuzzo, segretario generale della Cisl Fnp Belluno Treviso - La prospettiva è che gli anziani cresceranno in numero e in parallelo anche i costi aumenteranno se non c’è il sostegno pubblico. Non è solo un problema degli anziani di oggi ma è una questione che riguarda tutti. Capiamo le case di riposo che devono far quadrare i bilanci ma anche le famiglie stanno avendo dei rincari. Bisogna intervenire per aiutare le famiglie ma i meccanismi di adesso diventano un peso».
Gli accorpamenti
Una parte della soluzione potrebbe venire dalla Regione, l’altra dai vantaggi che si avrebbe accorpando le strutture: «Serve riaprire l’aggiornamento dell’addizionale regionale all’Irpef - continua Marcuzzo - e vedere se nelle case di riposo è possibile fare dei centri acquisti pubblici a cui tutti possono attingere. Bisogna andare verso una gestione collegiale delle strutture, garantire pari servizi in più case di riposo e fare un ragionamento sulla qualità. Piccolo è bello in questi casi non esiste: si deve cominciare a unire le forze e fare le cose insieme per risparmiare e migliorare la qualità. Il problema non si risolve dall’oggi al domani, continueremo a tenere alta l’attenzione».