Piatti e bicchieri in bioplastica: «Vanno nell’organico, sennò è inutile comprarli»
![Piatti e bicchieri
in bioplastica:
«Vanno nell’organico, sennò è
inutile comprarli»](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/lasentinella/2023/07/30/180917855-176eabb1-7780-4e8a-a271-decac0cb408a.jpg)
foto da Quotidiani locali
Ivrea
«Il bello è che tutto sarà compost», si legge sullo sfondo verde brillante dei manifesti che tappezzano Ivrea. Peccato che se i rifiuti in bioplastica vengono buttati tra la plastica allora ogni sforzo è vanificato; non solo è azzerata la buona intenzione dei singoli, ma anche il loro piccolo grande sforzo economico dato dal fatto che piatti, bicchieri e posate in bioplastica costino più dei tradizionali usa e getta. E addio virtù di questo materiale derivante da sottoprodotti di origine vegetale, che mira ad abbattere la produzione di plastica sostituendola con un rifiuto riciclabile. E addio compost che ne deriva, naturalmente.
Un errore in buonafede, che stiamo riscontrando nella misura dell’1,5-2% sulla frazione delle impurità presenti tra gli imballaggi di plastica, che continua a essere attorno al 20% del totale, da questo punto di vista sì che siamo sempre sul filo»: a porre l’attenzione su questo che probabilmente è un conferimento che tanti utenti nemmeno sono consapevoli di sbagliare è Andrea Grigolon, direttore di Scs, andando ad articolare il messaggio veicolato dai manifesti rientranti nella campagna di comunicazione finanziata dal consorzio Biorepack, di cui fa parte Scs in rete con altre imprese con cui collabora, apparsi in queste settimane in vari punti della città.
La bioplastica in quanto tale va gettata nell’organico. Il comportamento corretto è questo. «Abbiamo deciso di provare a farci finanziare da Biorepack una campagna di comunicazione in merito alle bioplastiche compostabili che possono finire nel rifiuto organico. Ci è stato finanziato e quindi abbiamo cominciato a dare seguito alle nostre progettualità», spiega Grigolon. Del resto «ci siamo resi conto del fatto che al supermercato ci sono vari materiali che sembrano plastica, in realtà sono compostabili e spesso gli utenti sbagliano a conferirli. Ma buttare le bioplastiche nella plastica, e non nell’organico o nell’umido, significa aumentare la percentuale di impurità della plastica, che già di suo non va benissimo».
Costando la bioplastica di più, «immagino che questo errore venga commesso semplicemente per disinformazione». Anche l’errore in buona fede dell’usa e getta compostabile insomma contribuisce a esporre i Comuni al rischio di perdere il contributo Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, con la possibilità non remota che aumentino le tariffe a carico dei cittadini.
Nelle analisi del territorio gestito da Scs spesso la percentuale di impurezza è molto alta. Le ultime analisi di qualità danno una percentuale che si attesta attorno al 20-23%, a fronte di un limite massimo del 22%. «Si fa ancora fatica a trovare riscontro diffuso rispetto al corretto conferimento della plastica che, lo ripeto, corrisponde solo agli imballaggi, gli involucri e i contenitori in plastica che contengono il prodotto acquistato. Alcuni esempi di imballaggio sono la confezione del sapone o le bottiglie di acqua, mentre la bacinella per il bucato non lo è perché non è il contenitore utilizzato per confezionare e trasportare un prodotto. Fanno eccezione piatti e bicchieri, a meno che non si tratti appunto della nostra cara bioplastica da buttare nell’umido». —