Venezia, hotel Bonvecchiati: 120 lavoratori a rischio
C’è preoccupazione per il destino dei 120 dipendenti dell’hotel Bonvecchiati, che il prossimo novembre chiuderà per restauro per circa due anni.
Non si sa cosa ne sarà dei lavoratori. «L’intenzione», spiega Renato Giacchi (Cgil), «pare essere quella di avviare le procedure per un licenziamento collettivo. Noi, invece, chiediamo l’apertura di una cassa integrazione straordinaria, che dia la possibilità ai lavoratori di riprendere il loro posto al termine della ristrutturazione». Ma guardare al futuro è difficile, perché i proprietari dell’albergo storico a due passi da San Marco, Eligio Paties e Giampaolo Dal Pos, hanno passato il testimone della gestione dell’hotel all’azienda spagnola Only You Hotels di Palladium Groups, che punta a farlo diventare un cinque stelle.
Altro non si sa, se non che il prossimo 3 agosto i sindacati potrebbero schiarirsi le idee e avere qualche risposta in più durante l’incontro con il legale della proprietà. «In quella sede», continua Giacchi, «capiremo che aria tira. Certo è che se dovessero essere avviate le procedure per il licenziamento collettivo, chiederemo un incontro in Regione, come consentito dalla normativa».
Intanto, Monica Zambon della Camera del Lavoro della Cgil sottolinea come il Bonvecchiati non sarà l’ultimo albergo a subire lavori di ristrutturazione e, proprio per far fronte ad altre situazioni simili che potrebbero presentarsi, serve agire subito per costituire una rete. Anche di salvataggio, dal momento in cui 120 dipendenti perderebbero il posto di lavoro.
«Laddove non si possono eseguire interventi di restauro graduale - come al Cipriani e al Danieli, che continuano ad essere aperti - serve mettere in rete le aziende, i dipendenti e i sindacati. La materia turistica dovrebbe essere trattata con un accordo territoriale».
Nello specifico, Zambon pensa ad un patto sociale che sia attivo su tutta la provincia di Venezia e che permetta ai dipendenti di non venire licenziati in questi casi, ma di essere ricollocati in altre strutture, «garantendo loro le medesime mansioni e stipendio» precisa Giacchi, d’accordo con la collega. La rete che i sindacalisti sperano che prima o poi verrà creata, potrebbe anche essere un mezzo per far fronte alla carenza di personale che affligge il settore alberghiero. «Non capiamo l’allarme che viene lanciato rispetto alla mancanza di dipendenti, visto che quando questi ci sono vengono lasciati a casa, anziché cercare di condividere un piano con le controparti o di creare una collaborazione tra le diverse aziende» continua Zambon, per poi concludere con una riflessione ad alta voce. «Mi viene da pensare che non sia vero che non si trovi personale, è un pretesto. La realtà è che lo si vuole pagare sempre meno».