Mantova (per ora) secondo l’Intelligenza Artificiale: dai tortelli di zucca in brodo all’orologio in piazza Sordello

foto da Quotidiani locali

Un “esperimento”. Un “gioco” estivo. Per affacciarci alle intelligenze artificiali di cui si parla sempre più spesso. Per iniziare a comprenderle. È quello che abbiamo fatto ponendo due semplici domande. Per capire quali risposte avremmo ottenuto. Senza pretese scientifiche, ca va sans dire, senza l’arroganza di dire funzionano, non funzionano. Ma per capire a che punto sono. Per scoprirle un po’ mettendoci le mani in prima persona.

Così abbiamo messo alla prova due delle più note intelligenze artificiali del momento (le loro versioni gratuite, non le più evolute sul mercato) in modo da testarne le capacità e vedere cosa possono fare al momento: ChatGPT e Bard.

ChatGPT (Generative Pre-trained Transformer) è un chatbot basato su intelligenza artificiale e apprendimento automatico sviluppato da OpenAI specializzato nella conversazione con un utente umano. Offre risposte dettagliate e articolate, anche se la sua accuratezza è stata criticata. Ma la sua forza è proprio l’apprendimento, non tanto il valore enciclopedico. Migliorerà. Da solo. E questa è la novità.

Bard, con le dovute differenze, è la risposta di Google, che si auspica di ampliare addirittura gli orizzonti. Si tratta di strumenti di elaborazione del linguaggio naturale, che possono essere utilizzati per la creazione di una vasta gamma di applicazioni. Sorta di alieni con cui confrontarsi, per rifarsi al docente universitario Luca Mari, più che enciclopedie da consultare. Vediamo alcuni esempi per cui utilizzarlo. Per costruire chatbot per il servizio clienti. Per attività come la digitazione predittiva o la generazione di testo in base a una serie di richieste. Per tradurre da una lingua all'altra. Per riassumere lunghi brani di testo. Per generare nuove idee di contenuto. Per il filtraggio di e-mail o la moderazione di discussioni online. Per generare il parlato dal testo, consentendo di creare versioni audio di contenuti scritti. Possono poi essere utili per costruire sistemi in grado di rispondere a domande e fornire informazioni su vari argomenti. Come li abbiamo messi alla prova noi. Per il momento hanno restituito molti errori (ChatGPT avvisa anche: ChatGPT may produce inaccurate information about people, places, or facts), ma promettono (ed è questa la vera novità) di imparare, e di farlo in fretta. Nei limiti che gli saranno posti.

DOMANDE E RISPOSTE

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IL COMMENTO DI STEFANO SCANSANI

«Piazza Erbe ha una fontana al centro. In piazza Erbe il mercato si tiene ogni giorno. In piazza Erbe c’è il Palazzo del Capitano del Popolo. La cattedrale è romanica e offre una visita panoramica sulla città dalla sua torre. A Palazzo Te ci sono le celebri “Stanze d’Amore e Psiche”. Piazza Sordello è anche il luogo dove si trova la Torre dell’Orologio…»

Se questo è l’esordio dell’intelligenza artificiale c’è da star freschi. Avremo un turismo di plastica. I colleghi della Gazzetta hanno simulato la visita a Mantova d’un giorno chiedendo informazioni su cosa visitare della nostra città ai due programmi più noti di intelligenza artificiale destinata alla scrittura, ChatGPT e Bard di Google.

Non vorremmo essere nei panni e nelle teste di quei potenziali visitatori che si affideranno alle indicazioni/illustrazioni dei due strumenti (si basano su algoritmi integrati) che adesso e nel futuro hanno la pretesa di aiutare se non sostituire le nostre meningi, così umane e tanto – evviva! – labili e suscettibili di sentimenti.

Il testo completo delle info su Mantova è riportato in queste pagine per il vostro godimento o smarrimento nella ricerca degli errori madornali rispetto all’aneddotica turistica tradizionale per la quale piazza Bordello o Tortello è in verità piazza Sordello, piazza Brodetto è in realtà piazza Broletto, l’absaid di Sant’Andrea è l’abside, mentre i Gonzales sono sempre e comunque loro, i Gonzaga. Certi monumentali strafalcioni erano addebitati a singoli turisti fessi, o archiviati nell’ideale stupidario collezionato dalle guide, oppure commessi dal correttore automatico di Word il quale, visti i tempi che corrono, ha colpe veniali e appartiene al periodo triassico.

La modernissima intelligenza artificiale fa di peggio, perché non erra la parola o scambia la traslitterazione. L’AI (Artificial Intelligence, nome siglato di questi robot, o meglio BOT, tanto per singultare sempre più), confonde i concetti, fornisce notizie sbagliate le quali, però, su ogni strumento elettronico vengono prese per oro colato dagli umani, noi, vecchi sapiens.

Se non bastassero gli strafalcioni su connotati e coordinate storiche e monumentali, aggiungo al carico le castronerie che l’AI mescola, strapazza e impiatta nell’ambito dell’offerta gastronomica di Mantova. Qui ho paura.

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Lo faccio di proposito perché, si sa, i mantovani per l’alimentazione materpaterna del territorio hanno le papille gustative irritabili e la memoria identitaria infiammabile.

I soliti due maggiori programmi interrogati dalla Gazzetta forniscono risposte inaspettate ma così stentoree da produrre due reazioni irreparabili: mandano il cibo di traverso agli indigeni (noi), e convincono che è vero, tutto vero, gli indifesi turisti.

Faccio precedere ogni assurdità da un aggettivo di reazione, che non è un segno con la matita blu, ma un grido di dolore. E la faccio seguire da una precisazione.

Inverosimile. «I tortelli di zucca sono a base di zucca, ricotta, parmigiano e noce moscata». (È evidente che l’algoritmo ha pigliato i connotati dei tortelli verdi o parmigiani che sono a base di ricotta, poìna, ed erbette).

Sacrilegio. «I tortelli di zucca sono serviti in brodo o con burro e salvia». (Questa pasta farcita nella versione della città è estranea a ogni sostanza carnea solida e liquida, l’abbaglio deriva dai tortelli in miniatura, i tortellini ripieni di carni, che sì nuotano nel brodo, ma sono un altro mondo).

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Allucinante. «Il luccio in salsa è cotto in una salsa di pomodoro, aceto, zucchero e spezie». (Si tratta di un’americanata che rasenta l’effetto ketchup. L’AI in questo caso è impazzita incrociando il nome salsa, sauce, che è generalmente di pomodoro, ma nel caso mantovano è a base di un battuto di prezzemolo, peperoni, acciughe, capperi).

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Eretico. «Il riso alla pilota è a base di riso, salamella, pancetta, cipolla e vino bianco». (Ognuno fa il riso come crede, ma quello alla pilota va rispettato. La pancetta non deve esserci, la cipolla neanche, alla larga).

Perverso. «Il riso alla pilota è preparato con il tipico brodo di carne mantovano e spesso arricchito con salsiccia e pancetta». (Un tipico brodo mantovano non esiste e neanche deve sfiorare questa specialità che chiama solo acqua, quanto basta. Esclusa la pancetta, va chiarito che la salsiccia, o meglio il pesto di salame, non arricchisce spesso, ma sempre e per eguale peso il riso).

Volgare. «Lo stracotto d’asino è a base di carne d’asino in un sugo di pomodoro, carote, sedano e spezie» (L’immagine offerta è quella di una brodaglia, d’una zuppa rossastra e agrodolce, come se le preparazioni locali venissero declinate per una cultura lessical-alimentare yankee).

Qui mi fermo per la nausea montante e una imminente crisi di riso (risata). Se le notizie riportate in sintesi sono sbagliate, il resto espresso dall’AI è inattendibile.

È così pressapochista da falsare il senso e lo spirito del luogo. Ovvero quella che trapela dalle risposte non è Mantova, non c’è un monumento azzeccato nel posto giusto, non c’è un piatto identificabile per come lo conosciamo e tuteliamo.

A persuadere il subconscio collettivo che l’AI ha comunque ragione sono la nostra dipendenza dalla tecnologia (divinizzata, non può sbagliare) e il tono confidenziale delle sue risposte: «Ricordati che Mantova offre molte altre attrazioni, quindi se puoi dedicare più tempo alla visita, avrai l’opportunità di scoprire ulteriori tesori artistici e culturali. Buon viaggio!…». «Ti consiglio di provare almeno uno di questi piatti per immergerti nella sua autentica cucina locale…».

Le risposte dell’intelligenza artificiale sono la ricomposizione della nuvola di dati che popolano la Rete. Ricomposizione che avviene attraverso le sinapsi elettroniche, a cavolo. E in fallo (l’ambiguità di quest’ultimo termine è dolosa). Cioè, se nei dati c’è un errore, uno svarione, un abbaglio, ecco che l’intelligenza artificiale li ingerisce come buoni e ce li propina senza interporre filtri o dubbi. È lo stesso fenomeno ignorante che si replica con i taglia-e-incolla… Tortelli di zucca? In brodo! Lo sentenzia l’AI.

Se questo è il futuro del “guidismo” turistico online v’è da rimpiangere il nome con il quale venivano chiamati gli accompagnatori di gran classe: ciceroni.

V’è da rimpiangere una maniera sacra di comporre itinerari, raccontare storie e persone, narrare consuetudini. Per fare una guida bisogna andare sul posto, nei posti, vedere, toccare, annusare, sperimentare, studiare e infine saper trasfondere a chi legge (libri o file) e a chi guarda (video) ogni informazione. E guai sbagliarla.

Scambiare strade. Sconnettere le situazioni. Ogni errore costa caro alla guida, al posto, al visitatore. Il risultato è quello profetizzato dall’antropologo-filosofo Marc Augé, morto la settimana scorsa: la proliferazione dei “non luoghi”, siti senza personalità, neutri, non identitari, neanche storici. Il potere dell’Intelligenza Artificiale – ancora in embrione e gravida di portenti universali – non è correggibile, per ora. Speriamo migliori.

Ciò che in questo scritto è un gioco critico su piazze, palazzi e piatti conosciutissimi, diventa incognito se non drammatico su ciò che produrrà l’AI in ambiti non proprio effimeri. Come quello politico, economico-finanziario, della pura informazione, dell’ambiente, delle vite private o della guerra.

Tali inaffidabilità, manipolate da chissà chi e da chissà dove, quale “verità” sul mondo ci porteranno in casa? E quali saranno i controlli sulle fonti e la nostra capacità di salvaguardarci da macchine informatiche che simulano il comportamento e il pensiero umani?

Arte e artificiale non possono convivere, come il tortello di zucca dentro il brodo.

*Autore della Metafisica del Tortello e della guida Omnia Mantova (Tre Lune editore) che è anche il titolo della serie di videodocumentari condotti per la Gazzetta di Mantova