Dai dati del passato le indicazioni per trovare rimedi al surriscaldamento
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foto da Quotidiani locali
Periodi caldissimi, definiti ipertermali, in cui il livello di mari e oceani era ben più elevato dell’attuale e probabilmente sul nostro Pianeta non vi erano ghiacci. E, viceversa, periodi molto freddi, in cui i ghiacciai ricoprivano ampie aree sui continenti.
Nella lunghissima storia della Terra il clima è cambiato più e più volte, anche in modo molto rapido ed estremo: questi mutamenti sono iscritti nelle rocce e nei sedimenti, che i geologi studiano per comprenderne le origini.
Dallo studio di questi eventi del passato si possono trarre molte informazioni utili per capire cosa sta avvenendo nel nostro presente e cosa ci aspetta a livello climatico sul medio e lungo periodo: solo grazie a una sempre maggiore consapevolezza e conoscenza si potranno mettere in atto strategie per mitigare o rallentare questi cambiamenti, che hanno sempre portato a conseguenze drammatiche per la vita sulla Terra.
E’ l’obiettivo del progetto Unesco "The Mesozoic-Paleogene hyperthermal events” (Gli eventi ipertermali del Mesozoico-Paleogene), coordinato dall’Università di Nanchino, in cui è coinvolta come partner l’Università di Trieste e che un paio di mesi fa ha visto i partecipanti di otto atenei stranieri, provenienti da Cina, Inghilterra e Germania, prendere parte a un’escursione sulle Dolomiti e nei pressi di Longarone, guidata da Marco Franceschi, professore associato di geologia del dipartimento di Matematica e geoscienze di UniTs, e da Alberto Riva, ricercatore dell'Università di Ferrara.
Cosa suggeriscono gli studi finora condotti?
Ci dicono che spesso gli ipertermali hanno corrisposto a periodi in cui c’è stato un importante aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera. È un’analogia evidente con ciò che sta avvenendo negli ultimi decenni: abbiamo la certezza che i livelli di CO2 stanno aumentando molto e lo stanno facendo a una velocità allarmante, sulla quale le attività umane hanno un impatto determinante.
Quali sono stati gli elementi che hanno portato a questo aumento di Co2 nell’aria?
All’epoca sono stati fenomeni naturali, come fasi di attività vulcanica particolarmente intensa. Le rocce ci dicono che l’aumento di CO2 ha provocato effetti importanti su tutto il sistema Terra. In questi momenti di forte surriscaldamento ci sono state conseguenze drammatiche per la vita, con estinzioni di numerose specie, talvolta di massa.
Quali sono i metodi impiegati per questo tipo di indagine?
Usiamo approcci integrati che coinvolgono professionalità diverse: geologi, paleontologi, geochimici, paleoclimatologi, paleoceanografi, modellisti. I dati del passato possono infatti essere usati per validare i modelli climatici usati per prevedere l’evoluzione del clima. E analizzando le rocce di una stessa età in diversi luoghi del mondo ci si può rendere conto dei cambiamenti avvenuti a livello globale in aree molto differenti, dagli ambienti marini a quelli continentali.
In che modo il suo lavoro può avere un impatto sulle decisioni e le politiche relative al cambiamento climatico?
Grazie agli studi sul passato riusciamo a comprendere il prima, il durante e il dopo di questi importanti eventi: come il clima è mutato e a che velocità e come e in che tempi si sono sviluppati gli effetti di questi cambiamenti. I geoscienziati in Italia vengono ascoltati troppo poco, spesso solo quando ci sono catastrofi. Eppure la scala temporale delle indagini geologiche, che va oltre l’orizzonte di varie generazioni umane, può servire per capire questi fenomeni nel medio e lungo periodo e per costruire modelli climatici più accurati e validarli.