Oggi le Alpi sono più basse: i cognensi tornano in Valle Soana per festeggiare San Besso

VALPRATO SOANA. Nel giorno di San Lorenzo, i valsoanesi festeggiano San Besso, il santo considerato patrono di tutta la Valle Soana. A centinaia, dai tre Comuni della valle, salgono al santuario a 2020 metri di altitudine, percorrendo i ripidi sentieri che da Campiglia portano lassù, ai piedi della Rosa dei Banchi, dove in mezzo ad un verde alpeggio si erge una grande roccia sotto la quale si trova la chiesa dedicata al santo. In quel luogo protagonista di un culto millenario, i valsoanesi si uniscono ai pellegrini arrivati dalla vicina Valle di Cogne, con i quali da secoli condividono la devozione per San Besso, patrono anche dei cognensi, i quali arrivano già alla vigilia,dopo un lungo cammino attraverso il colle dell’Arietta.

A loro, nel rifugio adiacente al santuario, è riservata una stanza,dove trascorrono la notte, alle volte dopo una serata di allegra baldoria animata dai canti e dal suono dei tipici tamburelli dei coscritti,immancabili nel gruppo di Cogne, a cui si uniscono sovente dei giovani valsoanini. La partecipazione alla festa sin dalla vigilia, Ionfatti, è una tradizione per i coscritti di Cogne, che però non a che vedere con l'osservazione delle stelle cadenti, ma è dovuta al fatto che San Besso, martire della Legione Tebea, è protettore dei coscritti e dei soldati.

Un culto antico, quello per questo santo, diffuso anche nell’altra valle valdostana confinante, la Valle di Champorcher, da cui ogni anno arriva una delegazione con il parroco in testa, ma diffuso pure nella pianura canavesana. Sono sempre numerosi, infatti, i fedeli canavesani che partecipano alla festa del 10 agosto, del resto a San Besso è dedicata una chiesa ad Ozegna, e San Besso è, o è stato perché pare che gli eporediesi l’abbiano dimenticato, il compatrono di Ivrea. E’ facile prevedere che, domani,giovedì 10 agosto, parecchie centinaia di fedeli saliranno nuovamente al santuario e che si vedrà di nuovo, come ogni anno, una lunga fila di auto parcheggiate lungo la strada provinciale poco sopra di Valprato fino a Campiglia, oltre che nel grande parcheggio di fronte all’Hotel Gran Paradis, ormai chiuso da deceni. Due ore abbondanti di marcia sono necessarie per arrivare al santuario, restaurato ed abbellito di recente grazie alle cure del tesoriere Adriano Gea, di Evelina Anselmo e del gruppo Amici di San Besso. Già nel 1912, questo edificio religioso di alta quota era ben tenuto.

Scriveva, infatti, Robert Hertz, l’antropologo francese autore dell’importante studio “Saint Bess, étude d’un culte alpestre” frutto delle ricerche sul campo effettuate quell'anno sia nella Val di Cogne che in Valle Soana: «La celebrazione della messa nella piccola cappella sontuosamente decorata e brillante di luci, rinnova ed aumenta la santità del luogo».Allora, come oggi, i fedeli provvedono alla manutenzione della chiesa, partecipano alla messa e alla processione seguendo riti che si ripetono invariati da secoli.Ornella De Paoli