A Pavia la bottega di Bahram, che restaura tappeti con lane dai colori della sabbia e del cielo
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foto da Quotidiani locali
PAVIA. Bahram Sattari ha un sogno: far crescere la sua piccola bottega di restauro di tappeti e trovare una casa più grande per invitare in Italia la sua famiglia che non vede da otto lunghi anni. Della Persia, suo Paese d’origine, ha portato a Pavia, in Strada Nuova, i colori e il fascino di una tradizione molto antica.
«Mia mamma tesseva i tappeti a telaio, come fanno molte altre donne in Iran – racconta Bahram Sattari – Io però, prima di lasciare Teheran, ho fatto altri lavori, tra cui anche il falegname. Solo venendo in Italia, da mio cugino Ahad che ha un negozio di tappeti orientali a Torino, ho imparato l’arte del restauro. E mi sono appassionato».
Nel 2014, dopo un pericoloso e sfiancante viaggio, superando più confini e affrontando a piedi anche un tratto di deserto, è riuscito ad arrivare in Italia, lasciandosi alle spalle il suo Paese, la famiglia e la sua vita fino a quel momento. «Prima mi sono fermato ad Alessandria e ho lavorato per una catena di negozi di oggettistica – racconta il trentenne iraniano – Due anni fa mi sono trasferito a Pavia, lavorando per la stessa azienda che ha una sede anche in città».
Nonostante il contratto di lavoro a tempo indeterminato ha incontrato le stesse difficoltà a cui vanno incontro molti stranieri.
«Il sogno? rivedere i miei genitori»
«Finalmente ho trovato una casa, mi va bene anche se è molto piccola – racconta – e sono riuscito ad aprire la mia bottega. Lo so, ci vuole coraggio ad avviare un’attività commerciale in questo periodo. Ma io amo questo lavoro e ci credo molto. Spero, un giorno, di poter avere abbastanza risorse per far venire in Italia anche i miei genitori». Nel frattempo Bahram siede al tavolo di legno all’ingresso del suo negozio di tappeti, una vetrina su Strada Nuova al civico 80 dove, prima di lui, c’era un bar.
Alle sue spalle matasse di lane colorate che provengono dall’Iran, colori naturali che trasmettono l’emozione del deserto, del cielo, del fuoco. E poi tappeti, persiani e orientali. Gli si illuminano gli occhi mentre mostra i segreti della tessitura, sfiora i piccolissimi nodi della seta, svela il significato dei disegni ornamentali.
I primi clienti sono già arrivati. «Sto restaurando anche un bel tappeto che mi ha portato un signore – spiega – Una pianta senza sottovaso, lasciata a lungo in un punto, ha lasciato filtrare l’acqua che ha logorato il tessuto e si è formato un buco». Per una settimana la saracinesca è abbassata. Il tempo di una breve vacanza e poi riparte l’avventura. —