Pamela Maggioni, pastora sulle Dolomiti: «Non chiamatelo lavoro, è uno stile di vita»
foto da Quotidiani locali
Pamela Maggioni, professione pastora transumante. Una scelta di vita, quella di fuggire dalla città per trovare la pace interiore in montagna, in mezzo alle pecore con cui ormai da tanti anni vive di fatto in simbiosi.
Prima le Dolomiti friulane, poi il trasferimento in Cadore, avvenuto sette anni fa, a Vodo per la precisione. Infine il colpo di fulmine, questo molto recente: i laghetti di Fosses, poco conosciuti al turismo di massa della conca ampezzana, situati nell’area che corre tra Ra Stua ed il rifugio Biella.
«Da qui non intendo più spostarmi» ha raccontato Pamela, 44 anni, originaria di Aviano.
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Com’è nata la passione per i pascoli?
«Più che una passione è stata una scelta di vita. Ad un certo punto sono letteralmente fuggita da casa, in cerca della mia vera identità che ho trovato tra le montagne, in mezzo alle pecore. Fare la pastora transumante non è un lavoro, è uno stile di vita ben preciso. O si hanno determinate caratteristiche oppure non se ne fa niente. Io vivo in simbiosi con gli animali, durante il giorno al pascolo e di notte per controllare che non succeda niente. Dormire? In un caravan, oppure in una tenda. A volte anche sotto le stelle ma non c’è nulla di romantico. È un lavoro duro ma non esiste la parola fatica nel mio vocabolario. Del resto faccio la cosa che più mi piace al mondo e quando si fa una cosa con piacere non c’è fatica che tenga».
Per un gregge, oggi, quanto è difficile convivere con la presenza dei lupi?
«È un problema, bisogna stare sempre con le antenne dritte. Di notte soprattutto, è per questo motivo che la notte resto a stretto contatto con le mie pecore, pronta ad intervenire qualora dovesse servire. Ed è servito. Se ho una casa? Certo che ce l’ho, ad Aviano dove risiedono i miei genitori. Ne voglio comprare una tutta mia ma solo perché in questo momento inizio ad avere la necessità di un luogo dove poter stoccare un po’ di cose. La mia casa è la natura, la stessa delle mie pecore. Non sento la necessità di avere un punto fermo. Anche perché, pur avendolo, non saprei cosa farmene».
Non una casa, ma un luogo dove restare a lungo però ora c’è.
«È stata una scoperta incredibile, il mio angolo di paradiso. Un colpo di fulmine. Fosses a Cortina, con i suoi laghetti, è il mio luogo ideale. Dopo Vodo mi sono trasferita con il mio gregge qui, scoprendo di fatto le bellezze che Cortina a volte nasconde. Qui ho trovato pace, le pecore stanno benissimo».
Hai qualche progetto legato al futuro?
«Il mio futuro è qui, direbbe qualcuno. Non ho ambizioni o aspirazioni diverse da ciò che sto realmente facendo. Stancarsi e cambiare lavoro? Neanche per sogno. Non sento la fatica ma, soprattutto, non penso che un giorno, di fronte all’inevitabile avanzare dell’età, potrei prendere in considerazione l’idea di ritirarmi altrove, lontana dalle mie amate pecore. Andrò avanti fino a quando ne avrò la possibilità a fare tutto ciò. Che non considero un lavoro ma uno stile di vita. E lo stile di vita non si cambia». Gianluca De Rosa