Farina, l’angoscia della famiglia: «Non sappiamo perché è morto»
GARLASCO. Una morte inattesa, che ha colto di sorpresa la famiglia e ancora da chiarire. Per questo l’ospedale San Matteo ha deciso di eseguire un’autopsia (più propriamente un riscontro diagnostico) per fare luce sul decesso di Pietro Farina, 70 anni, ex sindaco di Garlasco e commercialista da oltre 40 anni, morto nel reparto di Rianimazione del Policlinico dove era stato trasferito d’urgenza dopo un ricovero di alcuni giorni al Mondino. Qui Farina era in terapia in seguito a una caduta in casa, che aveva compromesso la deambulazione. L’esame, va precisato, non è stato richiesto dai familiari dell’ex sindaco, che hanno comunque incaricato un proprio consulente e che vogliono capire «cosa ha determinato una morte non annunciata». La relazione dei medici si avrà solo fra alcuni giorni, ma l’esecuzione dell’esame ha permesso alla famiglia di fissare i funerali, che saranno celebrati venerdì mattina 1 settembre al Santuario della Madonna della Bozzola, al quale Farina era molto legato. Alle 9.30 è previsto il rosario e a seguire la cerimonia funebre.
«Non ce l’aspettavamo»
L’ex sindaco di Garlasco era andato al Mondino in seguito a una caduta e i medici che lo avevano visto avevano ipotizzato un problema neurologico, una nevrite. «Un problema tutto sommato banale – spiega la moglie Lucia –. Stava facendo al Mondino una terapia contro l’infiammazione e aspettavamo il trasferimento alla Maugeri per la riabilitazione».
Invece la situazione ha preso un’altra piega. Nella giornata di sabato l’ex sindaco è stato trasferito al pronto soccorso del San Matteo per una insufficienza respiratoria. La situazione è apparsa subito molto grave e nonostante il ricovero in Rianimazione Pietro Farina non ce l’ha fatta. «Non c’è niente da dire sugli ospedali che lo hanno curato, però resta da capire la causa della morte, di certo non annunciata», dice, commossa, Anna Maria Lampugnani, la storica collaboratrice dello studio di commercialista di Garlasco e amica di famiglia.
Il ricordo
In attesa che l’esame diagnostico possa fornire qualche elemento in più per chiarire le cause della morte (dal Mondino si limitano a dire che è una procedura di routine), resta il dolore della famiglia e di chi lo ha conosciuto. «Era un fuoriclasse, un vero genio – dice Lampugnani –. Non si è mai risparmiato e ha lavorato tantissimo anche quando ha attraverso alcuni momenti difficili per la sua salute. Negli anni ’70 ha avviato, con lungimiranza, uno studio in cui oggi lavorano 20 persone e che continuerà l’impegno di sempre, nel suo ricordo. Perdo un fratello e un amico, ma viene a mancare anche un grande professionista». —