Valichi a Nord Est, traffico nel caos
TRIESTE. Dalle limitazioni al traffico lungo il Brennero imposte dal Tirolo all’interruzione della linea ferroviaria del Frejus, dall’aumento dei mezzi pesanti in transito su Tarvisio alla chiusura da lunedì prossimo e per 15 settimane del tunnel del Monte Bianco. Il caos che in questi giorni si vive ai valichi alpini, attraverso i quali transitano ogni anno 170 milioni di tonnellate di merci, rischia di mandare in crisi anche il sistema dei trasporti a Nordest trasformandosi in una zavorra per l’export delle aziende del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. «Così l’economia italiana subisce la difficoltà di accesso ai mercati europei», afferma il presidente di Fai-Conftrasporto Paolo Uggè.
I valichi alpini rappresentano infatti la connessione fisica tra i mercati produttivi e di consumo, italiani ed europei. I principali passaggi per il traffico delle merci sono sette: Ventimiglia, Frejus, Monte Bianco, Sempione e San Gottardo, Brennero e Tarvisio. Due dei quali, il Monte Bianco e il Sempione, sono rispettivamente solo autostradale e solo ferroviario. Gli altri cinque sono percorribili sia su gomma sia su treno.
La questione più spinosa riguarda il Brennero sul quale il ministero dei Traporti ha avviato una procedura di precontenzioso in Europa contro i divieti unilaterali decisi dall’Austria e dal Tirolo. Si tratta di limitazioni “a scacchiera” che consentono il passaggio solo ad orari prestabiliti, blocco del traffico notturno, limiti alla circolazione di determinate merci, divieto di uscire dall’autostrada, rispetto delle festività. Una situazione che si traduce in decine di chilometri di code per i tir italiani. Lungo il Brennero l’Italia esporta il 32% di tutto l’export verso l’Europa, con un interscambio di merce di circa 170 miliardi l’anno (30% viaggia su ferrovia).
Conseguenza non secondaria di questa situazione è l’aumento del traffico pesante in Friuli, a Tarvisio, dove si trova il secondo valico autostradale tra Italia e Austria e dove normalmente transitano 19 milioni di tonnellate di merci via autostrada e 8 via ferro. Secondo le prime stime l’aumento del traffico sarebbe quantificabile intorno al 15% dato che gli autotrasportatori sempre più spesso hanno preferito allungare le tratte piuttosto di rimanere incolonnati per ore tra la Provincia autonoma di Bolzano e il Tirolo austriaco.
«Il fluido attraversamento dell’intero arco alpino è una questione che merita di essere posta al centro dell’agenda politica nazionale, in quanto di cruciale importanza per il settore del trasporto e dell’industria italiana», afferma Riccardo Morelli, presidente dell’associazione imprese trasporti automobilistici, «siamo un Paese che intrattiene intensi scambi commerciali con gli Stati dell’Ue e le Alpi rappresentano la connessione fisica tra i mercati produttivi e di consumo, italiani ed europei». «Dal Brennero alla chiusura del Monte Bianco, con lo spostamento del traffico pesante al Frejus», aggiunge Uggè, «fra le limitazioni ai Tir da parte dell’Austria e i lavori di manutenzione ai trafori, l’economia italiana subisce la difficoltà di accesso ai mercati europei. Premesso che le manutenzioni sono necessarie, il governo porti immediatamente la questione all’attenzione della Ue e chieda di poter utilizzare risorse per i settori economici particolarmente colpiti, da non assoggettare alle normative degli aiuti di Stato, o che siano aggiuntive rispetto a quelle a fondo perduto già previste dal Pnrr».
Tra i settori maggiormente colpiti da questa crisi dei trasporti c’è l’agroalimentare dato che quasi i due terzi delle esportazioni interessano i Paesi dell’Unione europea che vengono raggiunti principalmente attraverso i valichi alpini con l’88% delle merci che in Italia viaggia infatti su gomma.
È quanto emerge dall'analisi della Coldiretti sugli effetti dei limiti alla circolazione alle frontiere e per la quale l’allungamento dei tempi di trasporto, preoccupa soprattutto per il transito delle merci deperibili in una situazione di forte concorrenza a partire dalla Spagna.—