Un rifugio sulle Ande peruviane ricorderà la passione di Alberto

foto da Quotidiani locali

PAVIA. Il nome di Alberto Fedele rimarrà per sempre un punto di approdo per tante persone a 4mila metri sulle Ande peruviane. Pochi giorni fa è stato inaugurato il rifugio intitolato alla memoria del trentenne ingegnere pavese morto tragicamente il luglio dello scorso anno durante un percorso sulle alte vette del Paese sudamericano. È stato grazie all’impegno economico della famiglia, degli amici e dei colleghi, che i lavoratori della comunità di San Isidro Chicòn hanno potuto costruire a partire da aprile la struttura d’ora in poi adibita a rendere quell’area un po’ più accogliente offrendo riparo a chi percorre quei sentieri affascinanti, ma impervi.

La casetta di pietra è posizionata sul sentiero che porta alla laguna di Juchuycocha, ai piedi del ghiacciaio, in prossimità del punto in cui Alberto è stato ritrovato.

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Il 30enne pavese, figlio del noto medico di famiglia Pietro, ha lasciato un vuoto incolmabile anche nei cuori di mamma Milena e del fratello Gianluca. Nel marzo 2022 aveva deciso di cambiare vita, lasciando un posto fisso da data analyst in una cooperativa sociale in Romagna per fare un periodo di volontariato in Perù nell'ambito di un progetto europeo con WeWorld, organizzazione non governativa che lavora da 20 anni nel Paese a sostegno delle famiglie più vulnerabili, delle cooperative agricole e dei pastori dell'area delle Ande. E purtroppo, il 4 luglio 2022 durante una escursione solitaria fino alla laguna Juchuyccoha, nel settore del Chicòn della provincia di Urubamba, a 4.800 metri di altitudine, si erano perse le sue tracce. Dopo mesi di ricerche da parte dei colleghi e dei membri della comunità di San Isidro il suo corpo senza vita era stato trovato il 17 settembre sotto il sentiero che stava percorrendo.

Fu durante i funerali che prese forma l’idea da parte della famiglia e di WeWorld di avviare una raccolta fondi per la costruzione del rifugio da intitolare alla memoria di Alberto: nonostante il percorso sia molto battuto, si trova comunque a cinque ore di cammino dall'ultimo posto in cui si può arrivare con un mezzo motorizzato.

I genitori hanno seguito la messa in memoria di Alberto, avvenuta prima dell’inaugurazione, tramite Facebook, ha spiegato mamma Milena: «Ci hanno mandato anche delle foto ed il resoconto di quanto fatto. Avevamo deciso insieme alla WeWorld di costruire questo rifugio in base alla necessità di chi abita in quelle montagne. La struttura è gestita dalla popolazione, ma è rivolta anche ai turisti e alle squadre di soccorso. Non posso che ringraziare tutti quelli che hanno voluto partecipare a questo progetto versando un contributo».

In realtà il progetto sembra destinato ad ampliarsi perché la comunità locale ha intenzione di migliorare la struttura per aumentare la capacità ricettiva, mentre i pompieri vogliono costruire nella cittadina di Cusco una scuola di soccorso alpino, con l’idea di rendere il Rifugio Alberto Fedele la sede delle esercitazioni.

Alessio Molteni