A Padova oltre 16 mila case inutilizzate, 64 mila in provincia. I dati Comune per Comune

Emergenza abitativa: i numeri Istat sugli alloggi non occupati, in diminuzione rispetto al periodo pre-Covid. Ma gli universitari denunciano: «Affitti aumentati e stanze introvabili, va sempre peggio»

Oltre 16 mila abitazioni inutilizzate a Padova, più di 64 mila in tutta la provincia euganea con un tasso maggiore di case non occupate in piccoli Comuni come Piacenza d’Adige, Cinto Euganeo, Montagnana, Lozzo e Castelbaldo. È la fotografia emersa dal “Censimento delle abitazioni non occupate” realizzato dall’Istat, dati del 2021 che confermano un miglioramento rispetto al periodo pre-pandemia: nel 2019 le abitazioni non occupate erano oltre 20 mila in città e oltre 81 mila in provincia.

Servono lavori ma non ci sono fondi

Una situazione, quella delle case indisponibili, che riguarda una vasta area del patrimonio edilizio, in maggioranza abitazioni private ma in parte anche case popolari. «Per quanto ci riguarda stiamo facendo una mappatura per rimettere a disposizione tutte le case del Comune: sono circa 200 le abitazioni vuote ma non ci sono fondi regionali e dovremo coprire le ristrutturazioni con fondi nostri – spiega l’assessora alla casa Francesca Benciolini – Il tema dell’emergenza abitativa è molto ampio e ci stiamo muovendo su più fronti. Tra questi anche l’accompagnamento all’abitare, che necessita un investimento importante».

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Anche le associazioni studentesche chiedono un impegno maggiore: «Sia le parti sociali che i sindacati hanno sollevato l’attenzione sulla questione delle case sfitte – osserva Domenico Amico, presidente dell’Udu Padova – Bisogna attivare una rete di partecipazione attiva per individuare queste 16 mila case sfitte in città. Il Comune deve fare un censimento di questi immobili e provare a farli rientrare nel mercato, anche perché la crisi abitativa non riguarda solo gli studenti ma anche le famiglie e i giovani lavoratori».

Gli interventi di Palazzo Moroni

Palazzo Moroni sull’emergenza è al lavoro ormai da mesi: «Abbiamo voluto favorire il più possibile il canone concordato attraverso la rimodulazione dell’Imu, così da premiare chi sceglie di utilizzarlo. È l’unica leva che abbiamo per favorire una riduzione dei canoni e rendere accessibili le abitazioni», sottolinea Benciolini.

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L’altro versante di impegno dell’amministrazione è quello degli sfratti: «Dal 1 gennaio 2022 si sono sbloccati quelli post Covid: circa 200 che si sono aggiunti al normale trend – prosegue l’assessora – Noi con un protocollo ad hoc in 18 mesi abbiamo impegnato oltre un milione di euro per risolvere queste situazioni attraverso un lavoro a step di supporto e mediazione con i proprietari. Un lavoro che spesso funziona: nel 70% dei casi è stato efficace, rimandando lo sfratto e aiutando gli affittuari a rientrare con la morosità oppure supportandoli nella ricerca di una soluzione nel libero mercato». Poi c’è anche la grave emergenza abitativa per quei nuclei particolarmente fragili: «Abbiamo assegnato in un anno e mezzo una cinquantina di abitazioni. Il 10% del patrimonio Erp è destinato a queste situazioni».

Il futuro nel cohousing

Il lavoro politico invece è quello di fare rete a livello nazionale: «Con l’Anci stiamo affrontando i grandi temi che sono fenomeni globali: l’aggressività delle locazioni turistiche, le difficoltà dei nuovi residenti, l’aumento dei costi e gli effetti dell’inflazione, assieme ai redditi che non crescono», conclude Benciolini.

Dal punto di vista dell’innovazione il Comune ha dato il via al progetto del “cohousing sperimentale” tra studenti e anziani: sono 5 gli affitti già avviati e c’è l’intenzione di ampliare le disponibilità.

Il fronte degli studenti universitari

«Rispetto allo scorso anno la situazione è peggiorata. E non abbiamo risposte da governo e Regione: siamo pronti a tornare in piazza con le tende». Settembre è alle porte: inizia il periodo in cui gli studenti universitari cercano un’abitazione in vista della ripresa delle lezioni.

Chat, social e bacheche si riempiono di annunci. E l’associazione studentesca Udu è già in campo per raccogliere segnalazioni e fare informazione contro le truffe: «Serve una collaborazione in rete con l’università e l’amministrazione comunale – sottolinea il presidente Domenico Amico – Questo è il periodo giusto in cui intervenire: il mercato nero si contrasta con la prevenzione e l’informazione».

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Canoni in rialzo

Già lo scorso anno Padova figurava tra le città universitarie con i maggiori rincari nei canoni d’affitto delle abitazioni. E per il prossimo anno accademico la situazione non è certo migliorata: «Tutt’altro – spiega Amico – C’è il problema del rinnovo del canone concordato che ha fatto aumentare gli affitti. Molti proprietari hanno adeguato il prezzo di mercato e alcuni studenti preferiscono provare a cercare altri appartamenti, aggiungendosi così alla schiera delle matricole che cercano casa per la prima volta. Non c’è una soluzione chiara, la situazione è davvero difficile».

L’ultima indagine di “Immobiliare.it Insights” ha fatto emergere per Padova un canone medio per una stanza singola di 404 euro al mese, in rialzo di ben il 26% rispetto al 2019, cioè al periodo pre-pandemia. Con un aumento della richiesta di appartamenti dell’84%, sempre rispetto a prima del Covid.

Secondo gli analisti immobiliari il rischio per Padova è di essere superata da città di seconda fascia con buoni atenei. La città del Santo infatti ha dinamiche abitative più simili a quelle di Milano con canoni insostenibili per famiglie con redditi medi. Ecco perché in Italia cresce l’interesse per atenei più piccoli come quelli di Modena, Parma, Brescia e Ferrara.

Il rischio truffe

Oltre alla difficoltà di trovare appartamenti in affitto, nella giungla della vita universitaria a Padova non mancano le trappole: «Continuiamo a registrare segnalazioni di truffe: dove c’è un mercato non controllato dilaga il nero e dilagano i tentativi di frodi», sottolinea ancora Amico dall’osservatorio privilegiato delle associazioni studentesche.

Uno degli inganni più diffusi è la proposta di contratti non conformi: «Tanti studenti firmano contratti a locazione turistica oppure contratti a canone libero, ignorando il canone concordato – prosegue il presidente dell’Udu – C’è chi offre contratti da rinnovare ogni 2-3 mesi, forme illegali. Ma spesso gli studenti accettano perché sono disperati e quindi sperano di avere un alloggio in modo da superare il periodo di settembre-ottobre con un contratto ponte, per poi riprendere la ricerca di un’abitazione in un periodo più tranquillo. Il problema è che ormai il mercato è impazzito e non c’è più un periodo in cui si assesta. A dicembre sarà ancora difficile trovare casa».

L’assenza del Governo

Dal punto di vista politico l’Udu contesta le mancate risposte del governo e l’assenza della Regione: «All’epoca delle tende la ministra ci aveva promesso nuovi finanziamenti: abbiamo avuto circa 120 posti negli ultimi due anni ricavati da vecchi alberghi. Una risposta assolutamente non sufficiente – conclude Domenico Amico – Non si può sempre giocare con la retorica dei fondi Pnrr. Non c’è stato alcun investimento politico di questi fondi. E poi la Regione è completamente assente: neppure risponde».