Il vescovo Trevisi: «Trieste riscopra il valore della vicinanza per dare conforto a chi soffre o è solo»
foto da Quotidiani locali
TRIESTE. È dedicata all’ascolto, alla riscoperta dell’eucarestia e agli esercizi di fraternità la prima lettera pastorale del vescovo Enrico Trevisi alla comunità triestina. In “Guardate a lui e sarete raggianti” il vescovo traccia infatti le sue linee guida pastorali e individua i principali ambiti di impegno della Diocesi, con uno sguardo particolare rivolto alle famiglie fragili, agli adolescenti, agli anziani, al mondo del carcere, al volontariato, alle persone in arrivo dalla rotta balcanica.
Le famiglie
Ponendo la propria attenzione sulle famiglie fragili, monsignor Trevisi annuncia che «quest’anno inizieremo a pensare come riuscire a essere Chiesa che sa ascoltare le sofferenze di tante coppie ferite, di tante persone che vivono esperienze matrimoniali sofferte e frantumate».
«Senza farci sconti e cercare scorciatoie - si legge nel documento - cercheremo di dare forma a una Chiesa che non abbandona, ma che sa restare accanto anche a chi rimane fedele anche dopo il divorzio, come anche a chi invece inizia una nuova unione».
I giovani
Nel capitolo riservato ai ragazzi, Trevisi tocca il tema del mercato «che li usa per fare profitti, che li seduce con l’effimero e con l’invidia: solo se possiedi quel prodotto, solo se totalizzi tante visualizzazioni, solo se sei invidiato dagli altri esisti, vali qualcosa». Il vescovo evidenzia inoltre come «anche la povertà educativa sia un’emergenza».
Il carcere
Arrivato a Trieste, in una delle sue prime visite, Trevisi era stato al Coroneo dove la Diocesi sta «avviando – anticipa – un gruppo di volontari per affiancare i detenuti, e con loro pensare ad alcune attività. Chi è interessato può chiedere alla Caritas».
La solitudine degli anziani
Il vescovo valuta a questo proposito come «sarebbe bello se si tornasse a fare visita agli anziani, se ci fosse una nuova dinamica di vicinato, di parentele». E rivolge un invito: «Rallentiamo per aiutare i ragazzi a far visita ai nonni e ai bisnonni. Accompagniamoli a salutare il vicino e la vicina che sono tornati dall’ospedale, oppure a fare gli auguri per il Natale o la Pasqua».
I malati e il tema dell’eutanasia
«Non possiamo limitarci – scrive Trevisi – a condannare l’eutanasia o a cogliere che il suicidio assistito rischia di accreditare l’abbandono terapeutico se come comunità cristiana non ci spendiamo per una prossimità fraterna, sincera, gratuita, che diventa il nostro specifico apporto a coloro che sono incamminati verso la pienezza della vita in Dio. La nostra fede e la nostra speranza ci abilitano a scelte coraggiose».
Le esequie
Nella lettera pastorale, il vescovo fa riferimento al «modo tipicamente triestino e solo triestino di celebrare i funerali quasi sempre al cimitero», incoraggiando a farlo «nelle chiese parrocchiali», «lì dove si abita, e dove c’è quel vicinato che spesso è anche di una prossimità significativa e di conforto»
La rotta balcanica
«Giovedì sera mi hanno inviato un messaggio per informarmi che c’era una famiglia curda con dei bambini in piazza della Libertà: è evidente i problemi siano difficili da risolvere, ma c’è la sofferenza nel vedere queste condizioni a cui siamo incapaci di dare risposte adeguate, e come Paese ci piacerebbe fossimo in grado di affrontare anche questa realtà, tutti insieme».
Con questa sentita testimonianza, presentando ieri la lettera pastorale, Trevisi ha toccato dunque il tema della rotta balcanica, a cui dedica un capitolo: «Non possiamo continuare a incrementare strutture di accoglienza che richiedono continue e ulteriori competenze, anche manageriali», che «diventano sproporzionate rispetto alle nostre forze». Trevisi ha assicurato un impegno della Diocesi a «cercare quale sia il nostro specifico contributo nell’affrontare il fenomeno migratorio, con quel mix tra operatori e volontari che ci caratterizza»