Chiude l’hotel Bonvecchiati, quattro stelle a Venezia: 120 licenziamenti
foto da Quotidiani locali
Si aspettava l’ufficialità, ma i sindacati avevano già capito che l’epilogo per l’hotel storico Bonvecchiati sarebbe stato il licenziamento collettivo. E così è stato. A spiegarlo sono i sindacalisti Riccardo Vitulo della Uiltucs e Renato Giacchi della Filcams Cgilche hanno commentato l’arrivo, nella mattinata di martedì 17 ottobre, della procedura per il licenziamento collettivo di 120 dipendenti, di cui 65 a tempo indeterminato e 55 tra tempo determinato e stagionali.
Il prossimo 30 ottobre sarà l’ultimo giorno di lavoro, dopodiché l’albergo a 4 stelle a due passi da Piazza San Marco chiuderà l due anni di lavori di restauro. Alla sua riapertura, la proprietà non sarà più di Eligio Paties e Giampaolo Dal Pos, ma della società spagnola Only You Hotels di Palladium Group: l’obiettivo è trasformarlo in un 5 stelle.
La scorsa estate, durante i tanti tavoli con la proprietà, i sindacati hanno sempre spinto per evitare il licenziamento, chiedendo la cassa integrazione straordinaria e la conseguente apertura di un’interlocuzione con la Regione, come previsto dalla normativa. Il risultato, però, non è stato quello sperato. «Non esiste che l’hotel Bonvecchiati chiuda per lavori di restauro e contestualmente licenzi 120 persone», attacca Vitulo. «Parliamo di uomini e donne che hanno una famiglia e, a partire dal 30 ottobre, non avranno più un lavoro. Siamo disponibili ad un accordo solo se verranno attivati gli ammortizzatori sociali. «Non siamo d’accordo con la decisione intrapresa» aggiunge Giacchi, «avevamo chiesto che mantenessero l’azienda aperta e viva fino alla fine dei lavori, in modo che i dipendenti potessero usufruire della cassa integrazione e rientrare con i nuovi gestori».
Ciò, invece, non è possibile perché dal 30 ottobre smetteranno di praticare l’attività alberghiera e, di conseguenza, senza azienda non possono esserci né i dipendenti né l’ammortizzatore sociale. L’aveva ribadito anche Monica Zambon, della Camera del Lavoro, sul nascere della questione, lo scorso giugno: «Serve un patto sociale che sia attivo su tutta la provincia di Venezia e che permetta ai dipendenti di non venire licenziati in questi casi, ma di essere ricollocati in altre strutture, garantendo loro le medesime mansioni e stipendio». Patto di cui oggi, alla luce della disposizione del licenziamento collettivo, la Cgil sente ancora di più la necessità. «Non escludiamo di rivolgerci al Comune» cchiude Giacchi, «perché serve un protocollo di tutela per i lavoratori».