Assolto il rugbista sospeso dall’antidoping: errore di procedura nel test allo stadio

Punito dalla giustizia sportiva, assolto da quella ordinaria. Nicola Breglia, ex giocatore di rugby, per cinque stagioni in forza al Rugby Viadana, nel maggio del 2018 era stato squalificato per cinque mesi dal Tribunale Nazionale Antidoping in seguito all’esito positivo di un controllo svoltosi dopo la partita Viadana-Petrarca, disputata allo stadio Zaffanella il 7 aprile 2018. Il pilone classe ’91, originario dell’Aquila, era risultato positivo alla Thc, sostanza direttamente collegata all’uso di cannabis . Ieri mattina, però, il colpo di scena in tribunale di Mantova, dove Nicola Breglia è comparso davanti al giudice Perolio (Pm Dongigli) per rispondere cinque anni dopo di fronte alla giustizia ordinaria del reato previsto dall’articolo 586 del codice penale: utilizzo o somministrazione di farmaci o di altre sostanze al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti. In pratica l’imputato, non presente in aula, doveva pagare anche di fronte alla giustizia ordinaria per quella presenza si cannabis nelle urine rilevata dopo la partita di rugby.

L’udienza doveva aprirsi con la con la testimonianza di un maresciallo del Nas di Cremona che aveva eseguito l’accertamento allo stadio di Viadana. Ma il carabiniere del nucleo antisofisticazione non ha nemmeno aperto bocca perché un attimo prima l’avvocato difensore dell’imputato, Sebastiano Formigoni del Foro di Mantova, ha tirato fuori l’asso nella manica manifestando opposizione.

Secondo il difensore di Breglia il test era stato acquisito illegalmente e quindi non poteva rappresentare una prova nel processo. Perché?

Perché i Nas erano piombati a Viadana sulla base di una precedente segnalazione anonima da parte dei genitori dei giocatori più piccoli e quindi era in corso un procedimento in seguito al quale l’accertamento irripetibile andava fatto dopo aver avvisato un avvocato difensore. In poche parole quello non era un prelievo a campione, ma mirato su un giocatore. Il giudice ha dunque assolto Nicola Breglia perché il fatto non sussiste.