Quintarelli, “papà” di Spid: «L’identità informatica è come l’auto, se impari poi vai dove ti pare»

foto da Quotidiani locali

TRIESTE Stefano Quintarelli è l’ideatore di Spid, il sistema pubblico di identità digitale ideato nel 2013 e che quest’anno ha superato quota 35 milioni di utenti. «Ideatore e padre normativo» si definisce, inaugurando il Digital Security Festival. Imprenditore, dal 2013 al 2018 Quintarelli è stato deputato, eletto con Scelta Civica. «Nel mio blog è spiegato tutto», precisa, linkando quello che a metà del primo decennio degli anni Duemila costituì un faro nel buio per i non-nativi digitali: se non avevi capito qualcosa di internet, bastava digitare “blog.quintarelli.it”.

Quintarelli, 35 milioni di italiani oggi utilizzano Spid. Ci avrebbe scommesso?

«Spid è il sistema pubblico di autenticazione di identità digitale più utilizzato al mondo. È entrato nella vita degli italiani. E più si andrà avanti, più le relazioni che hanno bisogno di un’identità certa online passeranno da lì: sistemi di pagamento, portafogli digitali, giochi online».

Come è nata l’idea?

«Anni fa vidi che qualche Comune iniziava a erogare alcuni servizi prendendo per buone identità autodichiarate su Facebook. Pensai, un’aberrazione: non era possibile lasciare a una multinazionale l’autenticazione della nostra identità. Serviva un sistema condiviso».

Non si è pentito di aver fatto impazzire - si dice per scherzo - milioni di italiani che hanno dovuto capire di che cosa si trattasse?

«È come chiedere a chi ha inventato l’automobile se non sia una noia dover studiare per la patente. Certo che per alcuni è una scocciatura, però quando impari poi vai dove ti pare».

E non pensa sia macchinoso?

«Mettiamo: è inverno, devi fare una pratica. Esci, prendi la pioggia fino al tabaccaio per il bollo, alle poste per pagare il bollettino non trovi parcheggio. Mezza giornata di ferie per una cosa che con Spid fai dal letto. Non è meglio allora imparare a utilizzarlo, una volta per tutte?»

Ma ci sono anche persone che non sanno usare un computer.

«Per questo è previsto un sistema di gestione deleghe. Nel 2022 era attivo in tre città, ma ad aprile 2023 risultava dismesso: confido torni a regime».

Perché Spid è utile?

«L’anno scorso ha avuto un miliardo di accessi. Se per un servizio della Pubblica amministrazione si perdeva un’ora, significa un miliardo di ore di vita risparmiate da parte degli utenti e di lavoro guadagnate da parte dei funzionari. E poi c’è l’interoperabilità delle banche dati».

Un’infrastruttura immateriale del Paese?

«Esatto. L’identità digitale può essere usata da dovunque e per tutto, dalle banche ai centri scommesse: porterà alla digitalizzazione di tutti i rapporti, anche per le imprese».

E in Europa?

«Ci sono servizi interoperabili: con Spid si può accedere al Comune di Copenhagen, viceversa con il servizio di quel Paese si può accedere a Milano».

Se Spid è entrato nella quotidianità, perché si mette in dubbio che continuerà a esistere?

«Non è così. Il nuovo regolamento europeo eIdas prevede l’affiancamento all’identità digitale di un portafoglio digitale. Spid non è una bambola che andrà in soffitta, ma un sistema di regole, governance e una base utenti. Cambieranno la tecnologia, le regole? Certo, ma anche se cambiamo il nome, l’identità digitale rimarrà. È inevitabile».

Spid, Cie, Eudi-Wallet: presto saranno già superati?

«In futuro le identità digitali saranno certificati digitali custoditi in app “wallet” su smartphone. Google e Apple li pre-installeranno sui telefoni e li utilizzeremo tutti».

Perché c’è tanta diffidenza sulle identità digitali, mentre postiamo di tutto sui social?

«È come fidarsi più di Google che della propria banca. Da una parte un “capitalista della sorveglianza” che gestisce la mia mail e di mestiere mi vende alla pubblicità. Dall’altra i gestori dei servizi di autenticazione, che non possono utilizzare i miei dati personali perché controllati da magistratura, Agenzia per l’Italia Digitale e Garante della Privacy, con sanzioni salatissime».

L’identità digitale è davvero sicura?

«La sicurezza al 100% non esiste. Tra addetti si scherza dicendo che “l’unico computer sicuro è quello frantumato e sotterrato”. Ma prima, per presentare una pratica alla Pubblica amministrazione, bastava mandare una fotocopia di un documento. Chiunque potrebbe impersonare chiunque. Spid richiede verifiche a più livelli, due-tre passaggi. Come accedere a una banca. Comunque più semplice che trovare parcheggio davanti al municipio».