La sfida di Staranzano attira i partiti: a sinistra 4 nomi, destra alla finestra
MONFALCONE È tutto connesso. Immaginare la partita elettorale staranzanese avulsa da quella gradiscana, turriachese e, a maggior ragione, gradese è un’ingenuità. Particolarmente nel centrodestra, per consensi detentore a livello nazionale e regionale del pallino. E siccome nei dintorni della Fortezza tutto è ancora in alto mare, mentre sull’Isola stanno i veri gronghi, per dirla alla triestina, cioè le beghe, i crucci, i grattacapi da dipanare, le forze politiche si concentrano per ora a Staranzano.
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Così non sorprende che nello stesso giorno in cui in Sala Peres, davanti a una trentina di persone, il “bastian contrario” della maggioranza staranzanese, da 15 anni seduto in Consiglio, Matteo Negrari formalizza la sua candidatura alle primarie del 26 novembre, con tanto di accenno ai programmi elettorali, a due passi da lì, in piazza Dante, la Lega con la sindaca di Monfalcone Anna Cisint trapianti il gazebo, spostandolo per una volta da piazza della Repubblica. E tutto questo mentre un metro più in là Paolo Barbana – l’unico dei quattro moschettieri delle primarie di centrosinistra a dover raccogliere le firme perché all’interno di un gruppo non più presente in Aula – sfonda in mattinata il tetto delle 50 sottoscrizioni al banchetto (58, per l’esattezza, verso le 12), come D’Artagnan infilzerebbe un tordo.
La macchina elettorale, insomma, si è rimessa in moto. Il 2024, oltretutto, vedrà 14 comuni dell’Isontino al voto, mentre la chiamata alle urne sarà altresì per le Europee. E se la Lega si ritiene soddisfatta della puntata staranzanese della sua raccolta firme contro l’immigrazione «perché per la prima volta non ci siamo sentiti un corpo estraneo, ma abbiamo assistito all’avvicinarsi di molte persone al banchetto», così Cisint, anche il Pd oggi apre il confronto. La maggioranza a Staranzano, tuttavia, ha fatto un patto, una santa alleanza: divisi alle primarie (e più di così si muore, dato che ci sono almeno quattro sinistre diverse a competere), ma poi congiunti già all’indomani dell’esito in una sola anima, fedeli – l’ha promesso per la sua parte Negrari – al candidato sindaco. E legati mani e piedi al suo programma elettorale. Pronti, soprattutto, a partire con la campagna. Anche se il quid messo da Enrico Bullian, ieri assente alla sala Peres, con Marco Fragiacomo, rischia di sottrar preferenze a Pd (Flavio Pizzolato, uscente vicesindaco) e Sinistra (Negrari).
Nel centrodestra altra andatura, si partirà con il diesel e forse appena a dicembre, più probabilmente a gennaio, si presenterà il designato. Se pagherà, si vedrà. Al netto dei primi nomi sondati la quadra è infatti ancora ben lontana, pure perché la faccenda gradese ha creato un solco: sì Lega, Fratelli e Forza Italia andranno appaiati al voto, saldi in una sola coalizione come in Regione, ma quale nome la spunterà è tutto da vedere. Di certo ogni partito presenterà il suo pupillo, FI compresa, come confermato ieri dalla segretaria provinciale Silvana Romano (e pure della referente locale Aurora Turco): «Abbiamo il provinciale tra qualche giorno e assumeremo le nostre decisioni».
Dalle parti di FdI, ieri, rimbalzava altresì la possibile proposta di un veterano della politica all’ombra del Bobolar: Adriano Ritossa, che potrebbe però risultare indigesto a Cisint e alla Lega, dopo il capitombolo lagunare. Lui, Ritossa, giura e spergiura che «no», a Staranzano ha già dato e non ci pensa affatto. Ma su Grado, chissà. Al suo posto potrebbe esserci «una figura spendibile, un uomo, civico, senza tessere, ben inserito e noto alla società civile, abbastanza giovane». I decifratori si mettano all’opera. E vale pure per l’uomo della Lega, un imprenditore, magari della nautica, sulla sessantina. Maurizio Meletti infatti ha detto «no grazie».
Intanto però a sinistra si ingrana la marcia primarie e Negrari è l’ultimo a ufficializzare la candidatura, con la benedizione, da Monfalcone, di Alessandro Saullo, presente alla conferenza stampa. Immancabile, tra il pubblico, l’appoggio di Michele Rossi, Roberta Russi, Alessandro Presot, Elena Orsi, Igor Cernic e Diego Deluisa (fuoriusciti dal Pd). Nel sottolineare che la sinistra governa «da sempre a Staranzano, cioè dal Secondo dopoguerra» Negrari ha ribadito come la sua lista, presente dal 2009 con il primo consigliere Fabio Marchiò, abbia sempre fatto della «coerenza» la cifra distintiva, di qui la proposta nel 2019 di intitolare una via a Enrico Berlinguer (ancora non concretizzata). Assieme all’«ascolto dei cittadini» e alla «critica costruttiva», cioè connotata dall’afflato propositivo. Detto ciò, «il centrosinistra a fine primarie si presenterà compatto: sarà una battaglia non semplice perché il centrodestra ha il suo bacino, forse qui però una carenza di dirigenti da esprimere». Guardando alla presenza di Cisint in piazza, per Negrari è chiaro che lì «l’interesse è vincere, ma non governare». Tra gli interventi, Gennaro Falanga, ex presidente provinciale, s’è appellato al pragmatismo: «Il mese di primarie dovrà servire a far capire che c’è un dibattito interno al centrosinistra». «Questa maggioranza – ha scandito – non ha lavorato bene. Ci sono stati troppi palloni in tribuna e ci hanno fatto perdere punti: cresce la voglia di cambiamento. Urge un messaggio forte o per la prima volta potremmo avere un esito clamoroso a Staranzano se la destra imbrocca il candidato».