Esplosione alle Acciaierie Venete di Padova, indagato il direttore di stabilimento
La Procura ha aperto un’inchiesta per lesioni colpose. La polizia ha sentito i lavoratori per ricostruire l’accaduto
Sono entrate nel vivo le indagini della polizia sull’incidente di venerdì 27 ottobre alle Acciaierie Venete di riviera Francia a Padova: l’esplosione nella quale sono rimasti feriti tre operai, di cui uno in forma grave.
Sabato 28 ottobre sono stati ascoltati alcuni lavoratori presenti nel capannone dove si è verificato lo scoppio, non invece quelli feriti dimessi dall’ospedale. Hanno raccontato di come funzionava quel preciso lavoro e di come venissero prese ogni volta tutte le misure previste per garantire la sicurezza.
L’ipotesi sulla causa dell’incidente
L’ipotesi formulata subito dopo l’accaduto è che una cassetta di scorie incandescenti sia entrata in contatto con dell’acqua e questo avrebbe causato un forte scoppio. Insieme alle scorie sarebbe finito anche dell’acciaio fuso, una cosa che non sarebbe dovuta succedere. Separare le scorie dal processo di produzione è un procedimento che viene ripetuto sistematicamente.
Cosa non è andato per il verso giusto venerdì? Come l’acqua è entrata in contatto con del materiale ad altissima temperatura? Le indagini chiariranno se alla base ci possa essere stato un errore umano o se invece, in un giorno piovoso, l’acqua sia entrata in modo inaspettato nell’area. Intanto si attendono le decisioni dell’autorità giudiziaria, che potrebbe affidare una consulenza tecnica per ricostruire esattamente come sono accaduti i fatti. La Procura ha aperto un fascicolo che vede indagato il direttore e responsabile dello stabilimento, Christian Frelich per lesioni colpose aggravate dalle violazioni sulle norme in merito alla sicurezza nel lavoro.
I testimoni
L’incidente di venerdì è avvenuto nello stesso capannone di quello – ben più drammatico – del 2018 quando una siviera piena di 90 tonnellate di metallo incandescente precipitò al suolo. Vennero investiti gli operai al lavoro nell’area sottostante il carroponte che trasportava i contenitori. L’acciaio oltre i mille e 300 gradi di temperatura colpì in pieno due padri di famiglia che morirono nelle settimane successive. I due incidenti sono completamente diversi nella dinamica.
Uno dei due feriti di venerdì scorso, Alberto Maritan ha raccontato al Mattino di aver sentito un gran colpo e di essere stato spostato assieme ai suoi colleghi in seguito alla deflagrazione. «Poi all’interno del capannone è calata una fitta coltre di fumo e polvere» le sue parole «Ricordo di aver sentito i lamenti dei colleghi che chiedevano di essere soccorsi al più presto».
Per l’operaio – che si trovava nella cabina di controllo dello stabilimento – venerdì è accaduta una cosa che non si capacita di come sia successa. Ossia il metallo fuso che è entrato in contatto con l’acqua.
L’azienda ha messo a disposizione della polizia i filmati che riprendono l’azienda. Tutte le fasi della lavorazione sono state registrate, anche se non si sa ancora se l’incidente sia stato ripreso completamente. Proprio Maritan aveva appena sistemato, assieme ad un collega una telecamera e aveva appena accertato se funzionasse o meno. Inutile dire che le immagini di quanto successo aiuterebbero l’accertamento dei fatti. Determinanti saranno le testimonianze degli operai presenti.
L’azienda
Resta la preoccupazione degli altri operai per quanto successo ai loro colleghi. L’azienda assicura una massima collaborazione con gli inquirenti, sia polizia che Spisal. I vertici di Acciaierie hanno espresso vicinanza agli operai colpiti dall’incidente di venerdì. L’apprensione maggiore è per la sorte del ferito più grave, il 49enne.
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Intanto restano gravi le condizioni di salute dell’operaio bosniaco, Z.B. di 49 anni coinvolto venerdì verso le 13 nell’esplosione alle Acciaierie Venete di riviera Francia. Il bollettino medico parla di paziente critico ma stazionario e in prognosi riservata. Ha ustioni in diverse parti del corpo e per lo scoppio avrebbe riportato una contusione che preoccupa i sanitari, ma non è in pericolo di vita.
Dopo l’incidente del 2018 l’azienda ha investito ulteriormente sulla sicurezza dei propri lavoratori per scongiurare ulteriori incidenti. —