Fontana: «Il compito è garantire la libertà. Puntiamo a capire pure quello che non si vede»
TRIESTE In che prospettiva deve porsi un giornalista? Come può raccontare, o meglio, informare su ciò che sta accadendo? E qual è il suo peso? Un tema che in ogni epoca trova i suoi interpreti, da Camus a Terzani.
Ed è il tema affrontato ieri, sabato 28 ottobre, al Ridotto del Verdi nell’evento speciale all’interno di Link Mediafestival. Sul palco Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, a Trieste per ricevere il Premio Crédit Agricole Testimoni della Storia, e intervistato da Giovanna Botteri, corrispondente Rai da Parigi.
La prima notizia però è stata annunciata dal direttore editoriale di Link Giovanni Marzini: «Siamo onorati» ha detto «che sia stata conferita a Botteri la Legion d’Onore, il più alto riconoscimento culturale francese» che verrà dato alla giornalista triestina nei prossimi mesi da Renzo Piano.
Tra Fontana e Botteri è partito poi il dialogo, entrando nel cuore della storia con l’attuale guerra israeliano palestinese, cominciando dagli ultimi attacchi di ieri notte a Gaza. Che cosa fa un direttore di giornale in questo caso? «Il Corriere della Sera – così Fontana – ha il suo modo di raccontare, abbiamo tre inviati sul posto e da loro nascono i primi suggerimenti. Dopo aver appreso e raccolto tutte le notizie, resta il fatto che a un certo punto della giornata è necessario dare a tutto un ordine, è un esercizio mentale professionale e anche di pulizia rispetto alle informazioni, saper dividere ciò che è importante da ciò che non lo è». Ricordando l’editoriale di Massimo Giannini, Botteri ha sottolineato quanto sia importante per un giornalista non schierarsi, anche quando subisce pressioni. Il Corriere racconta la guerra solo da una parte? «I vostri corrispondenti non sono a Gaza», evidenzia Botteri «e questo che influenza può avere sull’informazione?». Fontana ricorda la comunità di valori che condivide il giornale: rispetto dei diritti, libertà, autentica organizzazione democratica. «Gli attacchi del 7 ottobre - ha detto - ci hanno dimostrato che certi orrori non sono finiti. Il nostro compito è garantire la libertà, quindi cerchiamo di comprendere anche ciò che non si vede. Non abbiamo mai nascosto ciò che sta succedendo a Gaza. Se una persona è onesta intellettualmente, è in grado di raccontare con imparzialità ciò che succede».
È emersa anche la questione della polarizzazione, nata con la pandemia e proseguita con l’Ucraina fino all’attuale attacco di Hamas. Per Botteri proprio questo pensiero binario ha spazzato via una coscienza di pace presente in precedenti contesti: «Come i milioni di persone che nel 2003 sono scese per strada a manifestare per la pace». Secondo Fontana l’allentamento di questa coscienza è dovuto al mondo digitale che ha polarizzato le opinioni, negando la comprensione dell’altro: «Oltre a un’assunzione di impossibilità di cambiamento delle cose». Sulla questione terrorismo, Fontana si dice scettico: «Non credo siano attive organizzazioni terroristiche molto strutturate. Casomai il pericolo giunge da azioni individuali o da piccoli gruppi». E sulla sospensione del trattato di Schengen? Fontana pare d’accordo: «Perché posso comprendere l’attuale insicurezza, purché duri poco. Inoltre non credo che le organizzazioni terroristiche strutturate usino le migrazioni irregolari o la rotta balcanica». Fontana ha ricevuto come detto il Premio Crédit Agricole Testimoni della Storia, promosso da Link Mediafestival su impulso di Crédit Agricole Italia, in sinergia con Pordenonelegge. Un riconoscimento che sottolinea «l’autorevolezza, l’equilibrio, la correttezza e l’onestà quali punti cardinali cui si deve affidare chi fa informazione nel delicato momento che stiamo attraversando, caratteristiche riconosciute al Corriere della Sera e al suo direttore, chiamato a guidare il giornale attraverso frangenti di grande criticità globale, dalla pandemia ai conflitti in corso».