La pioggia ingrossa i fiumi mantovani, prime piene per Secchia, Oglio e Chiese
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Lago di Garda al limite. Il Po al momento è solo in crescita moderata
Le copiose piogge che sono cadute sul Nord Italia nei giorni scorsi hanno ingrossato i fiumi e riempito i laghi creando le prime ondate di piena sul Secchia, l’Oglio e il Chiese. Una situazione ordinaria, in autunno, ma che il clima pazzo rischia di far diventare eccezionale. Basti pensare che per ritrovare i livelli raggiunti dal Po in questi giorni, quasi 4 metri sopra lo zero all’idrometro di Borgoforte, occorre risalire all’inverno del 2020-2021. Un evento al quale sono seguiti quasi quattro anni di magra eccezionale, con il record dell’estate dell’anno scorso: -4 metri e 60 sotto lo zero e il più grande fiume italiano ridotto a poco più che un rigagnolo. Le piogge di fine maggio scorso non sono bastate a placare l’arsura. Per questo ora si guarda con meno preoccupazione all’ingrossarsi repentino dei fiumi, nei cui letti, quasi secchi, lo spazio per l’acqua ancora abbonda. Ma l’estremizzazione dei fenomeni meteo fa tenere tutti all’erta. In primo luogo l’Agenzia interregionale per il Po (Aipo), che monitora i livelli delle acque e lo stato delle difese arginali. Ma anche le Protezioni civili, i Comuni, la Provincia, pronti a reagire nel caso si presentassero ondate anomale di piena.
Il Po al momento è solo in crescita moderata. Ma il Grande fiume, che raccoglie le acque dell’intera pianura padana, è l’ultimo a risentire delle piogge, anche se copiose. Per primi reagiscono gli affluenti che dai versanti alpini e appenninici portano a valle le piogge in quota. Quelle del versante emiliano appenninico sono generalmente più repentine e disastrose, perché i contrafforti montuosi sono più vicini all’asta del Po e quindi le acque arrivano più velocemente a valle.
Così il Secchia, che nasce sul crinale fra il Modenese e la Toscana, da due giorni sta convogliando a valle le piogge eccezionali del versante emiliano. L’ondata di piena ha già raggiunto la Bassa Modenese con un livello di allerta 2 (su tre) e fra oggi e domani raggiungerà il tratto terminale della foce dove sono i comuni mantovani di Moglia, Quistello e San Benedetto Po. Al momento non sono stati diramati bollettini di allerta ai residenti nelle golene, quindi sottoposti direttamente all’innalzamento delle acque e non difesi da argini maestri.
Prime contromisure invece sul Chiese, che nasce dai ghiacciai dell’Adamello e si getta dopo 160 km nell’Oglio ad Acquanegra. E poco più a monte, ad Asola, i giardini del Chiese sono stati interdetti alla circolazione per pericolo di esondazione del fiume che, seppur regolato dalla diga posata a valle del lago d’Idro, può avere piene improvvise come prova la disastrosa alluvione del 2010.
In piena anche l’Oglio che ieri all’idrometro di Marcaria ha superato il primo livello d’allerta con il fiume che, però, da ieri sera ha iniziato lentamente a ridiscendere.
Situazione particolare sul lago di Garda per l’apertura straordinaria della galleria Mori-Torbole, scolmatore che serve a dirottare parte dell’acqua dell’Adige in piena nel Benaco. La manovra è stata eseguita martedì pomeriggio quando l’Adige era ormai in fase di stanca della piena dopo una giornata di intense trattative fra gli enti che hanno il potere decisionale sulla galleria capace di dirottare 150 metri cubi al secondo di acqua dal fiume al lago. Una manovra come sempre accompagnata da polemica perché l’acqua limacciosa in uscita dalla galleria intorbidisce il lago. Inoltre il livello del bacino lacustre è già a 120 centimetri sullo zero a Peschiera, contro una media di 75. Con un riempimento stimato in poco meno del 90% ed una tendenza alla crescita, poiché nell’invaso entrano 164 metri cubi al secondo e ne escono in Mincio solo 50. Il che comporta il rischio, insomma, di esondazioni in porticcioli e lungolaghi gardesani. Anche perché il meteo non aiuta. Venti sostenuti di libeccio e scirocco scaricheranno di nuovo enormi quantità d’acqua su tutto l’arco alpino e sulla pianura.