Strage del bus a Mestre, un mese dopo: cosa sappiamo
foto da Quotidiani locali
Un mese dopo. Erano le 19.38 minuti e trentotto secondi del 3 ottobre quando l’autobus elettrico de La Linea di ritorno da Venezia carico di turisti che rientravano al campeggio Hu di Marghera, è precipitato dal Cavalcavia Superiore di Mestre volando nel vuoto, finendo capovolto, ruote all’aria, infilzato da un pezzo di guardrail prendendo fuoco a pochi metri dalle rotaie della ferrovia. Ventuno le vite spezzate, venti quelle dei turisti stranieri, la ventunesima l’autista trevigiano, Alberto “Albi” Rizzotto, inghiottito con i suoi passeggeri.
Quindici i feriti, alcuni ancora gravi, come una donna spagnola ricoverata in Rianimazione e la bimba di 4 anni curata come fosse figlia loro, dai medici del Centro grandi ustionati di Padova. Altri sono tornati negli ospedali delle loro città.
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L’inchiesta
Un’inchiesta lunga e complessa, per omicidio stradale plurimo colposo, quella per stabilire cosa è accaduto con precisione il 3 ottobre, quali mancanze ci sono state e da parte di chi. I famigliari chiedono giustizia e verità. Da una parte le indagini sull’autobus, sul suo stato, sul funzionamento. Dall’altra il filone che riguarda l’autista e lo stato di salute in cui si trovava al momento del tragitto. E poi la partita del cavalcavia, i lavori da fare, il guardrail finito nell’occhio del ciclone.
Al momento gli indagati sono tre: Massimo Fiorese, rappresentante legale de “La linea”, società proprietaria del bus elettrico precipitato nel vuoto; Roberto Di Bussolo, dirigente del settore viabilità del Comune; un suo vice, Alberto Cesaro.
I carabinieri hanno sentito anche i colleghi di Rizzotto, per capire come sono impostati i turni.
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Venerdì 3 novembre si riuniranno tutti i consulenti tecnici dei tre indagati e dei legali delle vittime, con l’esperto informatico Nicola Chemello nominato dalla pubblico ministero Laura Cameli. La riunione servirà per fissare i criteri di condivisione dell’hard disk prelevato dai rottami dell’autobus e che contiene le immagini della tragedia, riprese dalle due telecamere interne al bus-navetta. Una memoria informatica che però potrebbe essere in parte danneggiata, perchè nel momento di eseguire le copie forensi, qualche cosa non ha funzionato.
Lunedì 6 novembre, sarà affidato l’incarico per gli approfondimenti sul cuore dell’autista Rizzotto. La Procura ha nominato la cardiologa Cristina Basso. Il 9, invece, termineranno le analisi sul cavalcavia, eseguiti con i mezzi più moderni a disposizione.
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La Procura della Repubblica ha affidato gli accertamenti al perito Placido Migliorino, il super esperto del Mit, detto il “mastino”, già tecnico nelle perizie per il crollo del Ponte Morandi di Genova. Manca da affidare la consulenza tecnica sul mezzo che si trova all’ex Mercato ortofrutticolo di via Torino, l’ultima parte di un puzzle difficile da ricomporre.
La Procura, ricordiamo, ha fatto richiesta alla società Yutong di poter accedere ai dati conservati nel cloud che ospita in remoto le “scatole nere” degli autobus elettrici di fabbricazione cinese.
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La vecchia indagine
Sono state trovate le “carte” sul cavalcavia che il Comune aveva consegnato alla Procura già nel 2022, dopo il distacco di alcuni calcinacci dal cavalcavia nel dicembre 2021.
“Abbiamo tutta la documentazione precedente”, dice il procuratore della Repubblica Bruno Cherchi, “non c’era stata nessuna apertura di un fascicolo penale, sulla base informazioni su quel cavalcavia: avevamo chiesto alla Polizia locale un accertamento e ci è stato risposto che la situazione era nota al Comune e stava operando per la manutenzione. Non emergevano rilievi penali ed è finita così. Ora tutta quella documentazione è stata acquisita nel nuovo”.