Mercalli sul maltempo in Friuli Venezia Giulia: “Il Mediterraneo ci restituisce l’energia che ha accumulato durante la calda estate”
foto da Quotidiani locali
TRIESTE. «Non è insolito che tra fine ottobre e l’inizio di novembre in Friuli Venezia Giulia o in Veneto vi siano piogge copiose, o addirittura alluvionali. Basti ricordare la tempesta Vaia, di appena 5 anni fa, o andando più indietro nel tempo l’esondazione del Tagliamento del 1966. Non c’è niente di nuovo dal punto di vista delle serie storiche meteorologiche. Ma quello che stupisce è che in appena 10 giorni si è verificata una frequenza di eventi violenti sul Nord Italia in rapida successione.
Questi sono gli effetti di un’anomalia preoccupante, effetti legati alle temperature del mare Mediterraneo che è più caldo della norma e che alimenta i cicloni e le perturbazioni insistenti».
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Cambiamento climatico
Il climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli, volto noto anche in televisione, non ha dubbi. Le tempeste di acqua che si sono abbattute sul Nordest, ma anche in Toscana e in Liguria, hanno un colpevole che ha nome e cognome: cambiamento climatico. «Non c’è stato un solo evento, di questi ultimi giorni - rincara la dose l’esperto - che non abbia creato danni, dal ponente ligure al Friuli, dal Veneto alle province di Firenze e Prato, dagli Appennini alle Prealpi, ogni volta abbiamo registrato una nuova calamità. Assistiamo all’amplificazione degli episodi, il serbatoio della forza è nel mare, che ha immagazzinato energia per tutta la caldissima estate e adesso, quell’energia, ce la restituisce con gli interessi».
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«E dobbiamo comunque tenere conto che il Friuli Venezia Giulia è un territorio molto piovoso - aggiunge Mercalli - , forse è più “abituato” di altre zone a convivere con i disagi del maltempo, ma non è più a rischio di altre aree. L’Appennino abbiamo visto che è esposto, la Toscana è esposta, nel mese di maggio abbiamo verificato che anche l’Emilia Romagna è esposta. La realtà è che qua sono caduti oltre 200 millimetri di pioggia in un lasso di tempo breve, molto breve».
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La preoccupazione per il futuro
Preoccupazione, da parte del climatologo, per lo scenario da qui a un futuro non lontano. «Da un punto di vista generale - osserva ancora Mercalli - il riscaldamento globale si è accelerato nel corso del 2023. Quindi c’è da attendersi che un domani, nel 2024 o nel 2025 o l’anno dopo, ci saranno ancora eventi di questo genere, se non più intensi e forieri di danni. Ma del resto c’è qualcuno nel mondo che si occupa di clima? Pensiamo ai missili invece di occuparci dell’ambiente, che sarebbe il tema prioritario. Se non invertiamo la tendenza, la situazione è destinata a deteriorarsi. Pure il Papa tiene alta l’attenzione sul clima, ogni giorno dice “occupiamoci della terra prima che sia troppo tardi”, ma in realtà non si sta facendo nulla».
Troppo negazionismo
C’è «troppo scetticismo tra l’opinione pubblica, il negazionismo è un modo come un altro per deresponsabilizzarsi. Solo i giovani protestano, fanno cortei, azioni eclatanti, ma tutto finisce lì, la popolazione non li segue. La gente comune al bar parla di tasse, mica di clima. Poi però il clima, a quelle stesse persone, fa pagare il doppio di tasse, quando gli eventi estremi bussano alla porta».
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