Morto in piscina a 6 anni, l’ora del processo. Sotto accusa anche i genitori
Per la tragedia di San Pietro in Gu dell’agosto 2021 imputati pure la responsabile della struttura e due bagnini. Il bimbo era finito in una vasca profonda un metro e 20
Iniziato il processo per la morte di Christian Menin, 6 anni, annegato in piscina a San Pietro in Gu il 9 agosto 2021. L’istruttoria dibattimentale è partita con l’audizione di due carabinieri che figuravano nella lista del pubblico ministero. Il primo è arrivato quando il bimbo era appena stato portato fuori dall’acqua e ha raccontato quei momenti strazianti per tutti. L’altro ha riferito in merito alle caratteristiche della piscina, dell’impianto, della vasca bella quale era finito Christian, che era profonda 120 centimetri. Indossava la cuffia ma non aveva i braccioli o il salvagente. Ci si è soffermati sulle indicazioni della profondità della vasca. L’allarme quel tragico giorno era scattato quando il bambino era stato visto galleggiare a pancia in giù; era sparito dalla vista dei suoi famigliari da diversi minuti, si era allontanato con un amichetto, pare incontrato per caso. Si conoscevano perché giocavano a calcio assieme.
Il processo è stato aggiornato al 5 dicembre prossimo quando deporrà in aula il medico legale Andrea Porzionato, docente di Anatomia nell’Università di Padova e parlerà dei resoconti dell’autopsia e cosa ha portato alla morte del bimbo. L’indagine è stata coordinata dal pubblico ministero Roberto D’Angelo, imputati nel procedimento i genitori del piccolo, Emanuele Menin, 33 anni, e Lisa Toniato, 28, di Limena (difesi dall’avvocato Lorenza Denaro); la responsabile di Conca Verde Michela Campana, 43 anni (avvocati Giuliano Tiribilli e Mirko Arena); Diego Poletto, 45, direttore-coordinatore degli assistenti bagnanti e l’assistente bagnante vicentina Maya Serraglio, 24 anni, di Bressanvido (per entrambi l’avvocato Leonardo Maran).
Mamma e papà del bambino sono entrambi imputati per la sua morte. Ma nel processo sono costituiti anche parte civile e hanno chiesto la citazione in aula del responsabile civile - probabilmente la compagnia assicuratrice dell’impianto natatorio di San Pietro in Gu.
I genitori di Christian con Michela Campana, Diego Poletto e Maya Serravalle sono accusati di concorso in omicidio colposo, ma con ruoli diversi: i genitori per non aver vigilato il bimbo sfuggito alla loro attenzione; la responsabile della struttura per la carenza di misure di sicurezza; i due bagnini per non essere intervenuti tempestivamente. Secondo la pubblica accusa una serie di negligenze che avrebbe provocato la tragedia. La mamma e il papà di Christian hanno sempre sostenuto che il bambino era sfuggito alla loro attenzione solo per pochi minuti e che la società Conca Verde era tenuta a garantire la sicurezza di tutti. Da parte sua la struttura afferma che le misure di sicurezza non mancano e che il bambino non sarebbe dovuto entrare da solo nella piscina dei grandi.
Quel tragico 9 agosto alle 12.45 e la piscina centrale dell’impianto (comunale e dato in concessione a una società privata) è quasi vuota. Alcuni ospiti notano un corpicino galleggiare a pancia in giù e danno l’allarme. Maya Serraglio si tuffa per recuperare il piccolo e, attirato dalle grida, arriva Poletto. Intanto Campana, subito avvertita, contatta il Suem che arriva pure con un elicottero. Sarà purtroppo tutto inutile.