Cambia la strategia olimpica per Cortina: diritti al Cio per contrattare le gare in più
Per Cortina è meglio che il bob, e quindi anche lo slittino e lo skeleton, finiscano a St Moritz, in Svizzera, oppure a Cesana, in Piemonte? È stata questa la domanda del giorno, sabatp ai piedi delle Tofane, dopo che il Cio ha sentenziato che vanno privilegiate, per qualsiasi disciplina, “solo le piste esistenti e già operative”. Il Comitato olimpico internazionale ricorda che l’impianto di Torino 2006 è stato abbandonato dopo “soli sei anni” dall’evento e che non raggiungerebbe i canoni richiesti: «Negli ultimi anni il Cio è stato molto chiaro sul fatto che non si dovrebbe costruire alcuna sede permanente senza un piano di legacy chiaro e fattibile», è stato precisato da Losanna.
Sabato il ministro azzurro Paolo Zangrillo, sponsor di Cesana con il vicepremier Antonio Tajani, ha chiosato che «le affermazioni del Comitato olimpico internazionale non stupiscono, perché sono in linea con quanto ha sempre sostenuto, ma sulla pista da bob non c’è nessuna decisione. Il governo ha dato mandato a Simico di approfondire il dossier; una volta che ci saranno le conclusioni dettagliate del suo studio, sarà presa la scelta giusta: l’obiettivo è quello di tenere i Giochi in Italia.
Cortina sta alla finestra
Affari loro, è stata la reazione da Cortina. Ma Gianpietro Ghedina, l’ex sindaco, avverte che si è già in ritardo, come una delle due città ospitanti, nel prendere contatti con chi conta veramente: Thomas Bach, il gran capo del Cio, da una parte, e con Giorgia Meloni, il premier, dall’altra. «Anzi, si doveva farlo prima, da parte anzitutto dell’Amministrazione, perché Bach assegna un ruolo predominante alle città della candidatura», precisa Ghedina; secondo il quale ci sarebbe ancora lo spazio per trattare della pista. Comune e Regione, invece, ritengono che l’accordo lombardo-svizzero, tra Sala, Fontana, Malagò, Giorgetti e St. Moritz, sia blindato. E lo sia ormai da qualche tempo. Per cui aspettano il momento più indicato – quello dell’esercizio del diritto eventuale di veto – per formalizzare la richiesta delle “compensazioni”.
Con la Lombardia avvantaggiata dall’avamposto svizzero, finanche da immaginare un villaggio supplementare a Livigno, ecco dunque che Cortina e Venezia sono pronte a chiedere il “sacrificio compensativo” non solo dello scialpinismo ma anche di qualche altra gara. E a Palazzo Balbi, in riva al Canal grande, a Venezia, si pensa persino allo sci alpino, magari a qualche gara che sia più trasferibile delle altre.
Il capitolo risorse
Un secondo fronte della trattativa è quello delle risorse. Nemmeno un euro, di quelli assegnati al Veneto, potrà essere rimesso in discussione. Neppure uno dei 124 milioni – si sostiene a Cortina – previsti per la pista di bob e i suoi corollari.
Siccome il Dpcm che modifica le assegnazioni deve comunque passare per l’intesa preventiva di Comune, Provincia e Regione, oltre che per il voto in Fondazione – voto che deve raccogliere l’unanimità dei consensi – a Cortina e a Venezia si ritiene che la contrattazione, a quel punto, non sarà impossibile ancorché difficile. Comunque una questione abbordabile.
Le tempistiche
I tempi? Il capitolo Cesana non si chiuderà formalmente prima di fine mese, quello più generale – della nuova destinazione – entro fine anno. L’uscita del Cio, si è intanto saputo, avrebbe colto di sorpresa anche i tecnici della stessa organizzazione che stavano facendo il punto con quelli di Simico sullo stato dell’arte. Ed era ancora aperto il dossier piemontese.