Escludere i “bulletti” dalle gite di classe? I presidi di Venezia dicono «No»
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foto da Quotidiani locali
La gita scolastica: uno strumento educativo o da concedere solo a chi si comporta bene in classe? Questa la domanda che circola nelle scuole, dal momento che il ministro all’istruzione Giuseppe Valditara sta spingendo per il ripristino della massima correttezza e rispetto tra le aule scolastiche e sono sempre più gli istituti in Italia che decidono di escludere i “bulli” dalle gite scolastiche.
Ma non nel Veneziano, dove i presidi dicono di “No”.
«Si lavora per l’inclusione e la responsabilizzazione, non credo che escludere i ragazzi sia la strada migliore», commenta la dirigente del liceo Marco Polo e reggente all’Istituto Comprensivo di San Girolamo, Maria Rosaria Cesari.
«Qui, in una classe delle medie, l’anno scorso è stato adottato questo comportamento nei confronti di un ragazzo che sembrava a rischio di comportamenti inadeguati, ma le insegnanti hanno poi deciso di abbandonare questa modalità perché a posteriori non l’hanno ritenuta né giusta né utile».
La proposta di far saltare l’uscita didattica a chi mette in atto comportamenti inadeguati è, ad oggi, una scelta che gli istituti possono prendere in virtù dell’autonomia scolastica, ma non è disciplinata da nessuna normativa.
«Non condivido un approccio punitivo senza un rinforzo dell’educazione civica, mi sembra fine a se stesso», commenta la dirigente dell’Istituto Comprensivo Caio Giulio Cesare di Mestre, Michela Manente, che aggiunge: «Ogni scuola ha un suo regolamento disciplinare e certo, i comportamenti scorretti sono da punire, ma bisogna anche educare questi ragazzi, altrimenti li ripeteranno».
Più cauto è invece Luigi Zennaro, presidente dell’associazione dei presidi e dirigente scolastico a Chioggia.
«Bisogna valutare caso per caso, ci sono alcuni alunni che se adottassero questi comportamenti durante un viaggio di istruzione sarebbero di difficile controllo. In questo caso credo che potrebbe essere una soluzione ma, in linea di principio, escludere non è mai la strada migliore».
Tuttavia, Zennaro sottolinea come «si assista sempre più a comportamenti incontrollabili che una volta comparivano a 16 anni e oggi a 12.
Aggiungiamoci poi telefono e social e saltano fuori situazioni inimmaginabili che in una gita scolastica è più difficile tenere a bada». Anche lo psicologo e psicoterapeuta scolastico all’Istituto Comprensivo di Camponogara, Alfio Cecchin, conferma l’aumento di comportamenti devianti di gruppo. «Sicuramente è cresciuta la ricerca del superamento del limite, amplificato anche dalle sfide estreme sui social. È un fenomeno preoccupante. Tuttavia, credo che l’esclusione dalle gite non risolva il problema, non è una misura rieducativa».