I civici torinesi si mobilitano contro il premierato. Un no aperto a modifiche costituzionali a partire dal bicameralismo
“Se prima della prossima primavera il DDL non verrà modificato e adattato alle esigenze di una moderna “democrazia” noi formalizzeremo i COMITATI per il NO in tutti i capoluoghi di provincia e, nel contempo, avvieremo la campagna elettorale con una nostra Lista del Presidente di Centro Sinistra per una grande Alleanza Democratica e Solidale per […]
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“Se prima della prossima primavera il DDL non verrà modificato e adattato alle esigenze di una moderna “democrazia” noi formalizzeremo i COMITATI per il NO in tutti i capoluoghi di provincia e, nel contempo, avvieremo la campagna elettorale con una nostra Lista del Presidente di Centro Sinistra per una grande Alleanza Democratica e Solidale per il Piemonte” è l’impegno di Pino De Michele, presidente e storico referente di quel vivace laboratorio torinese di confronto rappresentato dai civici di Alleanza dei democratici, determinati a contrastare il premierato promosso dal Governo Meloni.
“Nel nostro spirito riformista – precisa una nota dei civici piemontesi – ci opponiamo al Disegno di Legge Costituzionale emanato dal Ministro per le Riforme Istituzionali. Una riforma pasticciata, i cui ingredienti probabilmente non passerebbero al vaglio della Corte Costituzionale, che indebolisce il Parlamento. Evidentemente la Presidente del Consiglio è sempre meno convinta di aumentare consensi grazie al mancato raggiungimento di obiettivi dati per semplici e sicuri durante la scorsa campagna elettorale. Infatti, insieme con la ammiccante eliminazione dei cinque senatori a vita, che nessuna opposizione in Parlamento sente come una stretta necessità, con gli altri articoli (dal premio di maggioranza all’elezione diretta del premier, alle norme per il doppio voto di fiducia iniziale al Governo e alla possibilità di continuare il programma legislativo precedente, anche con un premier non sfiduciato appartenente alla stessa maggioranza, per finire allo scioglimento congiunto delle due Camere) si va ad intaccare, e non marginalmente, i poteri che la stessa Costituzione in più punti affida proprio al Parlamento”.
Insomma non sarà la stessa cosa del Piano rinascita democratica, auspicato dal venerabile capo della P2 Licio Gelli ma, in ogni caso, si tratta di una riforma che accentra e blinda il potere esecutivo, sminuendo il ruolo del confronto parlamentare ed erodendo la Costituzione
Purtroppo, in questo Disegno di Legge, si finge di ignorare che la nostra Costituzione si regga su equilibri istituzionali che fino ad oggi ci hanno permesso di equipararla alle migliori nel mondo
L’obiettivo di sviluppare la mobilitazione e il confronto, per contrastare una riforma pericolosa, non preclude da parte dei civici, modifiche per superare l’impasse sul cosiddetto bicameralismo perfetto, riprendendo meccanismi dell’impianto tedesco o di quello francese a doppio turno, con sfiducia costruttiva a maggioranza assoluta, come suggerito da avveduti costituzionalisti.
Pino de Michele, ricordando il suo impegno da uomo liberal riformista nella raccolta firme per contrastare il Porcellum diversi anni fa, ha sottolineato l’importanza che questi Comitati per il NO diventino la Casa comune di Riformisti, Progressisti, Liberal Democratici e Ambientalisti che difendono la Democrazia e vogliono essere alternativi a questo Governo di destra, conclude con una sorta di decalogo politico per i civici piemontesi:
“Come ai tempi dell’Ulivo e del primo governo Prodi, bisogna rimettersi in cammino confrontandosi e costruendo proposte credibili non solo sulle riforme ma sui problemi che affliggono la gente comune, i più deboli, i meno protetti ma anche il ceto medio che negli ultimi anni si è impoverito, ricreando le condizioni per ricostruire l’ascensore sociale per chi vuole crescere. Ci batteremo per una Sanità Universale Nazionale efficiente al servizio dei più deboli. Una scuola per tutti, razionale e al passo con i tempi, che sappia formare la futura classe dirigente, pagando bene gli insegnanti con un maggior coinvolgimento delle associazioni di categoria, ordini professionali e sindacati per creare occupazione e codificare lo sviluppo sostenibile dei nostri territori con una migliore pianificazione regionale dei bandi Nazionali ed Europei”.
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