La giudice contro il linguaggio sessista: la parola chiave è libertà femminile
«La parola chiave è libertà femminile. Le donne devono essere convinte di essere libere, di non consentire a nessuno di limitarle nel modo di vestirsi, di studiare, di essere madre, di ambire ai propri sogni». Lo ha detto venerdì nell’aula magna del Seminario vescovile, la giudice di cassazione Paola Di Nicola Travaglini, ospite dell'evento organizzato dall’Ondif, l’Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia, in collaborazione con il Comune e il patrocinio degli Ordini degli avvocati e dei dottori commercialisti. Un appuntamento, strutturato in due momenti, per riflettere sulla consapevolezza e uguaglianza di genere, sugli stereotipi e la violenza contro le donne.
Si è partiti dalla presentazione del libro La giudice. Una donna in magistratura, edito da Harpercollins, in cui l'autrice ha avviato la battaglia in difesa dell’uso del femminile anticipando l’accademia della Crusca. «È stato infranto il tetto di cristallo della declinazione solo al maschile delle istituzioni, oggi fatte di uomini e di donne – ha detto – la sua rappresentazione deve corrispondere anche nell'uso della lingua italiana. Diversamente è sessista. Nessuno ha mai avuto dubbi su professioni che non esercitano ruoli di potere. La stampa, in questo cambiamento di cultura, esercita un ruolo decisivo». Giudice di cassazione, Paola Di Nicola Travaglini è una figura di spicco nella magistratura italiana. Consigliera di Corte di Cassazione, consulente giuridica della commissione del Senato sul femmicidio e su ogni forma di violenza di genere, è autrice di testi sulla disparità di genere e violenza sulle donne. «Le aule dei tribunali sono la cassa di risonanza del contesto culturale e sociale del Paese – ha aggiunto – se all’esterno vengono veicolati pregiudizi, questo si riverbera anche sulla qualità della giustizia. Vale per tutti, giudici, avvocati, consulenti, psicologi testimoni».
Con Paola Di Nicola Travaglini hanno dialogato la questora Giannina Roatta e, per Ondif, l’avvocato Filippo Moreschi. Si sono confrontate con lei figure femminili di rilievo del mondo delle istituzioni e delle professioni tra cui le assessore comunali Chiara Sortino e Alessandra Riccadonna. In conclusione è andato in scena lo spettacolo teatrale Tutto quello che volevo – Storia di una sentenza di e con Cinzia Spanò, attrice, autrice e attivista, tratto dalla innovativa sentenza della giudice sul caso di prostituzione minorile ai Parioli di Roma. «Il risarcimento del danno atipico a favore della vittima del reato di sfruttamento della prostituzione minorile, purtroppo non ha avuto seguito – ha concluso – è ' rimasta un'occasione di sviluppo del pensiero, un piccolo segno».