Un mese per capire il vero Empoli
La parola d’ordine è continuità. La si era fortemente richiesta dopo Firenze, la si va a richiedere nuovamente dopo l’impresa di Napoli. Indubbio che la ripresa del campionato sarà leggermente più serena, ma nonostante l’incredibile exploit in Campania, il cammino degli azzurri resta ancora lungo e, soprattutto, indefinito. La classifica ci rivede con almeno tre […]
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La parola d’ordine è continuità. La si era fortemente richiesta dopo Firenze, la si va a richiedere nuovamente dopo l’impresa di Napoli. Indubbio che la ripresa del campionato sarà leggermente più serena, ma nonostante l’incredibile exploit in Campania, il cammino degli azzurri resta ancora lungo e, soprattutto, indefinito. La classifica ci rivede con almeno tre squadre sotto, quelle che dovremmo necessariamente avere a fine stagione per essere puntuali all’ormai famoso appuntamento con la storia; per far questo, però, non possono essere bastanti due blitz, anche se di enorme portata.
La gara di Firenze, che oggettivamente aveva illuso per come l’Empoli l’aveva giocata e vinta, ha fatto venir fuor determinate lacune nel momento in cui – e ci riferiamo principalmente alla gara di Frosinone – c’è stato da far quel passo aggiuntivo, avendo sulle spalle la pressione del risultato. Aggiungendo il fatto di trovare un avversario che non permetteva di sfruttare quelle ampiezze che sembrano essere necessarie ai nostri per poter offendere. A Frosinone, il poco di interessante e positivo lo si è visto nel finale, quando non c’era più niente da perdere, quando (parole di Andreazzoli) si è buttato il cappello per aria. E quella stessa leggerezza vista nei minuti finali in Ciociaria, è stata arma assai efficace anche contro un Napoli che di pressione addosso, invece, ne aveva da vendere.
Ed un po’, se riascoltate quanto detto, lo aveva sottolineato il mister alla vigilia della sfida che sulla carta pareva impossibile. Non ha usato quelle parole specifiche, ovviamente, ma ha fatto capire che l’aver poco da perdere sarebbe stato motivo di semplicità e di positività. Per atteggiamento, per interpretazione. Adesso questo fattore torna ad azzerarsi. L’avversario prossimo non è certo composto dagli ultimi arrivati, parliamo di una rosa costruita per una salvezza abbondantemente anticipata e che, per monte ingaggi, ha anche poco a che fare con noi. Ma il Sassuolo è pur sempre il Sassuolo, e più che altro non sta godendo di grande salute. Sono soltanto due le lunghezze che ci separano dalla squadra di Dionisi, una squadra che in campionato non vince dal 27 settembre quando espugnò San Siro. E’ una gara nella quale per gli azzurri tornano tutti quegli “obblighi” che si erano sciorinati prima di andare a Frosinone.
Sarà a partire dalla sfida con i neroverdi che i nostri ci dovranno far capire in maniera più oggettiva chi sono. Ed in questo, guardando più largo raggio, si potrebbe dire che tutto il prossimo mese potrebbe raccontarci molto sul destino che ci attende; se di sofferenza o di pseudo tranquillità. Sassuolo, Genoa, Lecce e Torino. Quattro sfide che ci vedranno impegnati nel prossimo mese, quattro sfide delicate ma alla portata di una squadra che ha l’ambizione di strappare il biglietto anche per la prossima serie A. Qui, adesso, più che mai, entrerà in gioco quella continuità che sta mancando e che ci sta facendo vivere una sorta di montagne russe. Firenze e Napoli non devono essere due gemme assestanti in una stagione arida, ma per far si che questo non avvenga, che non sia questo a restare, serve adesso quell’upgrade prestazione e di risultato. Un mese per capire cos’è veramente quest’Empoli, un mese per poterci preparare al nostro ambito appuntamento di maggio.
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