Minacce al sindaco di Gorizia dopo l’auto vandalizzata

GORIZIA Quello che sembrava essere solo un atto di vandalismo nei confronti dell’automobile del sindaco Rodolfo Ziberna assume ora contorni, per certi versi, inquietanti. Prima i carabinieri, poi la polizia locale, hanno ricevuto delle mail da parte di una persona che, oltre ad assumersi la responsabilità dell’azione di venerdì sulla portiera della macchina del primo cittadino, aggiungeva che non si sarebbe fermata e chiedeva quindi di venire arrestata.

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Lo stalker

Sull’identità dello stalker (o della stalker) rimane la riservatezza legata alle indagini avviate dalle forze dell’ordine. E anche i motivi di questo rancore nei confronti del primo cittadino non sono stati rivelati. Da quanto si è potuto capire si tratterebbe di una persona di mezza età. Può darsi che si limiterà alle minacce e al danneggiamento delle cose, ma non si può escludere un’escalation con conseguenze più gravi e ieri il sindaco ha confermato che in seguito alle intimidazioni ricevute ha presentato una denuncia formale nei confronti del persecutore (o della persecutrice) al comando della Polizia locale.

I tentativi di sdrammatizzare

Inizialmente, il sindaco aveva cercato di sdrammatizzare l’episodio. Quando venerdì pomeriggio aveva trovato oltre una ventina di righe incise sulla portiera sinistra della sua Jeep Cherokee parcheggiata nel posteggio del Comune, non si era perso d’animo e, per quanto infastidito dall’accaduto, aveva provato a fare una battuta «Da buon istriano, prima proverò a lavarla nella speranza di cancellare le righe bianche. Se non funzionerà, allora proverò a coprire quelle righe con un pennarello nero».

Un atto volantario

Fin da subito era apparso chiaro che non si era trattato di una manovra errata eseguita da un automobilista maldestro, ma di un atto volontario di una persona arrabbiata dal momento che il gesto era stato ripetuto quasi ossessivamente sulla portiera del conducente.

Appena scoperta la “sorpresa”, il sindaco aveva avvisato il comando della Polizia locale che aveva avviato il controllo delle telecamere di videosorveglianza interne per cercare di risalire al responsabile del gesto. «Evidentemente ci sono delle persone che non sanno parlare ed esprimono il proprio dissenso con la violenza perché sanno che con la ragionevolezza vengono soverchiati», aveva poi commentato Ziberna, che in quel momento non sapeva però di trovarsi di fronte a un vero e proprio atto di stalking.

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